Vamonos Vacanze, tour operator italiano specializzato in vacanze di gruppo, traccia un bilancio del turismo russo: in linea con le indicazioni del Cremlino, i viaggiatori si adattano alle nuove circostanze e si orientano su Paesi ancora in sintonia con Mosca, come Turchia, Egitto ed Emirati Arabi Uniti, ma anche e soprattutto sul turismo interno a cominciare dalla Siberia.
Un danno notevole per l’Italia che colpisce prevalentemente gli alberghi a 5 stelle e l’indotto del luxury travel, soprattutto nelle località tanto amate dai russi come la Sardegna o come Forte dei Marmi, dove oggi —con molti meno russi— vi è chi ricorda l’era degli Agnelli, degli Orlando, dei Rizzoli.
Secondo i dati raccolti dalla piattaforma, prima della crisi pandemica, nel 2019, il turismo russo generava in Italia 1,7 milioni di arrivi e 5,8 milioni di presenze, producendo un volume d’affari di 2,5 miliardi di euro.
Il salto più grosso lo si è però potuto registrare a partire dal 2003, quando Vladimir Putin fu ospite di Silvio Berlusconi nella stessa villa in cui l’anno precedente avevano trascorso qualche giorno in riva al mare le sue due figlie adolescenti: Maria e Iekaterina.

Chi sono i tipici turisti russi? «Certamente big spender, ma non solo magnati ed oligarchi: il turismo russo è fatto anche da persone medie con un altro tenore di vita che spendevano mediamente nel nostro Paese 170 euro al giorno, il 65% in più rispetto alla spesa media degli altri turisti stranieri» sintetizza Emma Lenoci fondatrice di Vamonos Vacanze.
Ora però tutto questo è compromesso.Il flusso di presenze e di denaro è messo in mora dal conflitto Mosca-Kiev e dal fatto che per i russi è ogni volta oggettivamente più difficile arrivare in Italia e la situazione non è destinata a migliorare senza una risoluzione del conflitto

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