Viaggiano sempre di più i businessmen italiani, a testimonianza del fatto che vi è una ripresa economica lenta ma costante. Secondo l’ultima Business Travel Survey redatta da Uvet infatti, nei primi 9 mesi dell’anno i viaggi d’affari sono cresciuti del 7%, addirittura del 20% se si considera il triennio 2016-2018.
Interessante poi sottolineare come, a fronte di questa costante crescita dei viaggi d’affari, corrisponda un costo medio per trasferta sostanzialmente flat per il triennio 2016-18, passando dalle 215 euro spese mediamente nel 2016, alle 213 euro spese nel 2018. La metà delle spese di viaggio provengono dal settore aereo (il 52,4%), mentre l’hotellerie copre un terzo delle spese (32,8%).
Quella che però aumenta in modo costante è la spesa destinata dalle aziende per il travel, tanto che negli ultimi 9 mesi dell’anno le società hanno visto per questa voce un aumento medio dell’8%, un +19% nel triennio in esame, e non appunto per un aumento di costi, ma del numero di viaggi. Ciò significa che le aziende italiane sono tornate a investire e a performare, tanto che i propri manager e dipendenti devono costantemente viaggiare per necessità di business. L’aumento del numero di viaggi e dei budget destinati a tale spese è sintomo di una ripresa dell’economia del Paese.
“Continuano a viaggiare i businessmen italiani: non solo Parigi, Londra e New York, ma cresce sempre più l’importanza delle mete asiatiche, Shangai in testa. – dichiara Luca Patanè, Presidente Gruppo Uvet – Cina e India continuano a crescere a ritmo sostenuto insieme ad altri paesi una volta definiti emergenti. Queste economie hanno ancora un potenziale e hanno trasformato il modello di sviluppo conquistando la leadership in settori avanzati. Le nuove tecnologie hanno e stanno continuando a cambiare questo paradigma. Grazie all’introduzione dell’intelligenza artificiale, del blockchain e dei big data, il modo di vivere e il business si è trasformato. Le aziende e i mercati, per crescere, necessitano di innovazione continua, un punto fermo su cui ho basato l’evoluzione stessa del Gruppo Uvet e che, insieme all’internazionalizzazione, ne hanno decretato parte del successo”.
L’UVET Travel Index fornisce in modo affidabile, da oltre 6 anni, indicazioni sull’andamento dell’attività economica aggregata (PIL) su base trimestrale in anticipo rispetto alla Pubblicazione dei dati ufficiali Istat e prima delle stime delle istituzioni economiche nazionali e internazionali. L’indice è ideato dal gruppo Uvet e curato per la parte scientifica da The European House – Ambrosetti.
Le stime UVET sul terzo trimestre del 2018, che ricordiamo si basano sulla specificazione di un modello econometrico che utilizza i dati unici e proprietari di UVET sul business travel managed, evidenziano una sostanziale proseguimento della crescita su base congiunturale (trimestrale). Nello specifico, la stima UVET Travel Index sul terzo trimestre 2018 indica un aumento dello 0,3% del PIL rispetto al secondo trimestre del 2018, in linea con la dinamica osservata dei trimestri precedenti.
Il tasso di crescita per il 2018 stimato dall’UVET Travel Index ricade in una forbice compresa tra +1,1 % e +1,3%, non evidenziando particolari accelerazioni nei mesi conclusivi dell’anno e confermando una previsione in linea con quelle formulate dalla Commissione Europea e dal governo italiano nella Nota di Aggiornamento al DEF.
La stima fornita dall’UVET Travel Index prevede per il 2019 un tasso di crescita reale che si attesterebbe all’1,1%.
L’AEREO
Nel 2017 il mercato italiano ha mostrato segni di notevole vivacità, registrando una crescita dei passeggeri trasportati del 6% rispetto all’anno precedente (Fonte: ENAC). Questo buon risultato, migliore di quello del 2016, è stato raggiunto grazie anche al continuo investimento in capacità dei vettori “low cost”, che da anni hanno assunto un ruolo di traino del settore. Il 2018 sta poi confermando i buoni numeri del 2017 (parziale anno +5,4%, Fonte: Assoaeroporti). Con 175 milioni di passeggeri in entrambe le direzioni, quello italiano è il 5° mercato in Europa dopo Regno Unito, Germania, Spagna e Francia e il 2° in termini di viaggi nazionali, dopo la Spagna (Fonte: Eurostat). Il 97% del traffico totale è di linea, il 2% è di tipo charter e il restante 1% è aviazione generale. Nel 55% dei casi il passeggero è trasportato da un vettore low cost.
Il traffico europeo e intercontinentale si sviluppano più del domestico. Nel primo semestre 2018 hanno infatti registrato un incremento rispettivamente del 5 e dell’8%, mentre il domestico è diminuito del 2% rispetto ai primi 6 mesi del 2017.
Per quel che concerne il costo medio del biglietto aereo, nel 2018 il prezzo è cresciuto di 10 euro, rispetto al 2017, passando da 436 a 446. Entro la fine dell’anno si ipotizza però un altro aumento del costo medio di 10 euro, trainato soprattutto dai voli intercontinentali. Quest’ultimi infatti raggiungono i 1786 euro medi nella previsione di secondo semestre 2018 (il 2017 ha chiuso con un costo medio di 1711) mentre il domestico rispetto lo scorso anno è aumentato di soli 5 euro passando da 199 a 204 euro. Il continentale passa da 352 a 348, diminuendo di 4 euro.
Le principali destinazione intercontinentali rimangono in primis New York, seguita da Shangai e Dubai. Seguono San Paolo, Hong Kong e Tokyo. Il costo medio di un biglietto per New York è di 2279 euro, in diminuzione rispetto al 2017 quando era di 2290.
È interessante notare la sempre maggiore importanza del traffico aereo verso la Cina: Shangai conferma la sua leadership seguita da Hong Kong, Pechino, Guangzhou, Nanjiing, Chongqing e Shenzhen.
A livello europeo, con il 10,5% del totale dei viaggi d’affari, la principale destinazione aerea è rimasta Parigi. Segue Londra con il 7,8%, Bruxelles con il 5,1%, Madrid con il 4,6% e Amsterdam con il 3,3%. Si evidenzia, inoltre, che mentre Francia e Regno Unito hanno come mete principali solo le loro rispettive capitali, la Germania (10,3%) distribuisce il suo traffico verso Monaco, Francoforte, Berlino e Düsseldorf segno di un’economia più strutturata su tutto il territorio.
Il biglietto più costoso è quello però per Monaco, ben 504 euro, seguita da Amsterdam con 388 euro e Bruxelles con 344 euro. Nel segmento principale è Roma (31%) la prima destinazione per i business travel, mentre Milano la seconda (28%).
IL TRENO
Cresce, rispetto lo scorso anno, l’utilizzo del treno dell’8%, con un aumento delle spese in biglietteria ferroviaria del 9%. Il costo medio del biglietto rimane invariato passando da 44 euro del 2017 ai 43 di questo anno.
Milano rimane la principale destinazione italiana dei viaggiatori d’affari per quanto riguarda i servizi Rail (29,6%). Roma rimane la seconda città (25,4%). Segue Torino con una quota dell’8,8%.
L’HOTEL
Rispetto al 2017 il costo medio per room night è aumentato per New York, Dubai e Shanghai. New York rimane la città nella quale il pernottamento ha un costo maggiore con una media di 326 euro (308 nell’anno precedente), Hong Kong passa da 255 euro a 253, Dubai da 179 a 86, Tokyo da 188 a 186, Shangai da 156 a 161 e infine San paolo in calo da 161 a 122 euro a notte.
Nel 2018 il costo medio per room night nelle principali destinazioni europee fa registrare un incremento per le città di Parigi, Amsterdam, Monaco, Bruxelles e Madrid. Solo Londra rimane stabile. La città più economica rimane Madrid (128 euro), mentre il primato della città più cara lo mantiene Londra (257 euro) seguita da Parigi (245 euro).
La città in cui è più caro pernottare in Italia è Venezia, nonostante abbia registrato un calo del costo medio di 14 euro (162 euro). Al secondo posto troviamo Milano, con un costo medio in riduzione di 4 euro (121 euro), e a seguire Roma (119 euro), la quale registra invece un aumento di circa 3 euro.
Di questo e molto altro si è parlato durante la XVI edizione del Biz Travel Forum, l’evento di riferimento in Italia per la mobilità aziendale organizzato da Uvet nei giorni 28 e 29 novembre a Milano.