Sta girando su Linkedin in questi giorni una storiella interessante.
Un turista entra in un hotel, mette 200 euro sul bancone e chiede di vedere tutte le camere disponibili. Appena il turista sale le scale, l’albergatore prende i 200 euro, corre dal macellaio e paga il suo debito. Il macellaio paga il suo fornitore. Il fornitore paga il meccanico. Il meccanico paga i suoi conti in sospeso con una prostituta. La ragazza, che porta i suoi clienti all’hotel, deve pagare un debito e mette i 200 euro sul bancone, proprio dove il turista li aveva posati in precedenza. Il turista non trova camere di suo gradimento, prende i suoi soldi e se ne va. Nessuno ha prodotto niente, ma più nessuno ha un debito.
A parte l’errore sul finale (non è vero che tutti hanno estinto i loro debiti, perché la prostituta deve ancora i suoi 200 euro all’hotel), la storia è comunque amara e si presta a considerazioni, come dire, contro-natalizie.
Di questi tempi dovremmo essere tutti più buoni, ma io preferisco non fasciarmi gli occhi, quantomeno non sino in fondo, ed è questa la falsariga su cui ho scelto di condurre le mie riflessioni per il 25 dicembre.
Primo: il plot si basa tutto su un vorticoso – ancorché piccolo – giro di nero. Quei 200 euro sono “in incognito”. Prassi diffusa, e magari si limitasse a somme tanto irrilevanti!
Secondo. Qui chiedo il vostro aiuto: perché si è scelto di ambientarla in un hotel? Giuro, non lo so. Poteva svolgersi in un bar, alla fermata della metro, in un museo, dovunque ci sia una reception o un desk d’accoglienza. E invece si è scelto un albergo. Non il massimo, francamente, per rappresentare una fra le prime industrie d’Italia.
Si accettano interpretazioni.
Terzo, e ultimo: prendi un imprenditore, e gratta gratta, sotto la patina ci trovi un indebitato. La storiella, facilmente liquidabile come una barzelletta, in realtà ci offre una triste passerella di gente travolta dai debiti: così travolta, da doversi aggrappare persino alle congiunture casuali, e nemmeno per intascarli, i soldi, bensì semplicemente per trasferirli.
Conosco gente rosa dall’invidia, gente che appena vede qualcuno che, almeno teoricamente, ha “di più”, si affretta alla critica, alla denigrazione, quando non addirittura al sabotaggio.
Ecco, questo Natale vorrei averceli tutti davanti, questi signori, raccontar loro la storia dei 200 euro sul desk dell’albergo, e alla fine dirgli che quello che invidiano altro non è se non questo.
Il mio auspicio per il 2017: che sia un anno senza invidie.