66 milioni di visitatori. All’anno. Da Stati Uniti, Canada, Messico, Regno Unito, Unione Europea (soprattutto Germania e Belgio, ma anche Italia e Francia, per citarne solo due). Continui arrivi dagli Emirati. E un indotto gigantesco, pari a 65 miliardi di dollari ogni anno.

Sono numeri che impressionano, e impressiona ancor di più che a farli sia non una nazione ma una città da sola. Una città che quanto a incoming (sia leisure sia business) fa prestazioni da campione del mondo.

Parlo di Orlando, Florida, quattro ore di macchina a nord di Miami, uno sconfinato orizzonte di parchi tematici, attrazioni di ogni tipologia, nightlife, studios hollywoodiani. Qui Walt Disney eresse molto per tempo la sua Disneyworld, contraltare della Disneyland californiana, dalla quale si distingue per capacità di progetto e ambizione strategica. Una città nella città, estesa su un’area grande due volte Manhattan, romanticamente percorribile in barca e dotata di grandi alberghi, location sfavillanti, estemporaneità per tutti i gusti (non solo infantili).

Orlando, che è il centro dell’area metropolitana denominata “Greater Orlando” (la ventottesima per estensione negli Stati Uniti), è diffusa su un territorio a bassa densità di popolazione: poco più di due milioni di residenti, meno di Milano. Ciò, unitamente alla sua sterminata offerta di location e di posti letto (150mila), la rende tra i centri a maggior potenziale di crescita quanto ad appeal turistico – già elevato peraltro, se si pensa che, oltre a Disneyworld, ospita gli Universal Studios e una ricca serie di night club, davvero peculiari, per eleganza e tipologia di intrattenimento, rispetto alla media degli Stati Uniti. Se avete visto il film Cotton Club avete un’idea di cosa intendo.

L’ho sperimentata in lungo e in largo, grazie all’invito di Visit Orlando (il CB della città), e ne ho apprezzato le caratteristiche, davvero rare nel loro insieme: il panorama verde a perdita d’occhio, che sicuramente colpisce chi non è mai stato in Florida; l’eterogeneità delle attrazioni; l’elevatissimo livello dell’offerta alberghiera e la capacità meeting. Gli hotel hanno centri congressuali inimmaginabili nell’hotellerie europea standard. D’altronde ci sarà un motivo se uno dei mercati da cui Orlando attinge maggiormente è quello – assai ricco – degli Emirati.

L’offerta alberghiera

Durante il mio soggiorno ho avuto modo di testare direttamente tre fra i maggiori alberghi della città. Uno di essi (il Walt Disney World Swan and Dolphin) è addirittura il più grande di tutta la Florida. A dispetto del nome, tuttavia, non è principalmente un albergo per famiglie con bambini. Anzi. Il 58% del suo giro d’affari dipende dai gruppi corporate, e la maggior parte dell’anno (da settembre ad aprile) è a essi dedicata. Solo in alta stagione (da giugno ad agosto, durante le vacanze scolastiche) le famiglie hanno di fatto l’esclusiva.

Attivo dal 1990, dotato di 2265 camere ripartite su due strutture e direttamente connesso ai parchi tematici di Epcot e del Walt Disney’s Yacht and Beach Club (raggiungibili in battello via lago), quanto a incoming aziendale attinge principalmente da Stati Uniti, Gran Bretagna e Sud America (specie Brasile), più – in minor percentuale – da altre destinazioni. I settori sono i maggiori e più danarosi: finanza, farmaceutica e tecnologia. Nel suo complesso, l’estero rappresenta il 75% della clientela business, e ciò certifica che è un complesso alberghiero noto ovunque nell’industria Mice. Ci ho passato tre giorni e vi garantisco che non andarci vuol dire perdersi qualcosa.

L’area meeting è immensa: si sviluppa su una superficie di oltre 100mila metri quadri e, in forza del suo essere modulare, assembla fino a 115 sale e salette capaci in totale di 10mila persone. Numeri, come ho detto, inimmaginabili nel congressuale alberghiero europeo.

Imponente l’investimento per il rinnovo di camere e parti comuni: ben 140 milioni di dollari, di cui il 70% già speso e implementato.

Analogo discorso si può fare per il Hyatt Regency Grand Cypress, che si caratterizza per sterminati spazi dedicati allo sport, fra cui 12 campi da tennis, cinque dei quali con illuminazione artificiale, piscine con 12 cascate (secondo la moda locale) e soprattutto quattro campi da golf disegnati da Jack Nicklaus, di cui uno regolamentare a 18 buche, per un totale di 45 buche.

815 le camere per non fumatori, di cui 48 suite, e 415 le doppie per fumatori. Totale 1230, cui fanno da riscontro 45 sale meeting distribuite su oltre 20mila metri quadri, 5mila dei quali per aree espositive. Stesso bacino d’utenza dello Swan and Dolphin: USA, UK e Brasile.

Infine, quel gioiello che è il Wyndham Grand Orlando Resort Bonnet Creek, 400 stanze di cui 84 per famiglie (con camera e tv privata per i bambini!) e 16 suite, un bilancio 55% leisure e 45% business, con l’obiettivo di portarlo a 50-50 grazie ai nuovi spazi, di prossima apertura, per i quali si sono investiti 7 milioni di dollari.

Da gennaio a marzo l’incoming è all’80% corporate, con significative differenze di provenienza rispetto ai due esempi precedenti: oltre a Stati Uniti, infatti, i due mercati di riferimento sono Canada ed Emirati. Interessante anche la segmentazione di questa clientela, che all’information technology e al farmaceutico aggiunge l’importante segmento consumer related (L’Oreal, fra i recenti).

Ampio, al solito, il centro congressi, con una ballroom da 600 posti. Per riempirlo tutto, pensate, occorrerebbero 280 room/night.

A quest’offerta alberghiera fa da riscontro una città, ripeto, sterminata e ricca di attrazioni. In una settimana sono stato al mini golf “glitter” Putting edge Orlando, al meraviglioso night club Mango’s (dove ho assistito a una performance dal vivo – e da brividi – del sosia di Michael Jackson), al ristorante Bahama Breeze e ovviamente agli Universal Studios, con annessa cena all’Amatista Cookhouse all’interno del Sapphire Falls Resort, un grande albergo situato nella stessa area degli Universal. Da notare che entrambi i ristoranti in cui ho cenato, al pari di tantissimi altri in città, aderivano al Magical Dining, un programma di cene scontate che va da fine agosto a fine settembre, per cui vengono offerte tre portate (abbondantissime) a soli 33 dollari.

Autore