Le imprese che si affidano alle fiere per migliorare le proprie performance si rivelano decisive per la crescita del sistema Italia. Lo dice un rapporto Prometeia-Aefi, presentato oggi a Roma in occasione della IX Giornata mondiale delle fiere (Ged) nel corso di un convegno organizzato dall’Associazione esposizioni e fiere italiane (Aefi) al ministero delle Imprese e del Made in Italy e (Mimit) con l’intervento del ministro Adolfo Urso.

Secondo il report, commentato dal responsabile del team di ricerca di Prometeia Giuseppe Schirone, la crescita generata negli ultimi 10 anni dalle imprese che si sono affacciate alle fiere internazionali nei macrosettori – “agroalimentare”, “tecnologia”, “edilizia e arredo” – è stata quasi doppia rispetto al trend generale dei comparti di riferimento. Un surplus di beneficio rintracciato guardando ai risultati di un panel di 3800 imprese che valgono il 25% del giro d’affari complessivo, ma che si sono rivelate assolute protagoniste dell’incremento dei 3 settori, con un’incidenza sulla crescita dei fatturati del 62% (+39 miliardi di euro su un totale di +62 miliardi), con punte dell’82% per l’agroalimentare. Il “premio di partecipazione” delle imprese indagate legato all’esperienza fieristica nell’immediato pre-Covid (2012-2019) vale – stando alle stime econometriche di Prometeia – il 6,9% della crescita settoriale, pari a 4,3 miliardi di euro.
Ma è al futuro, grazie all’export e allo sviluppo delle Pmi, che guarda Aefi. Secondo il presidente dell’associazione nazionale di riferimento per quartieri e organizzatori di fiere, Maurizio Danese: “Per i 3 macrosettori, cui corrisponde una parte significativa delle nostre manifestazioni internazionali, il rapporto stima un’evoluzione positiva del fatturato al 2026 di oltre 50 miliardi di euro (+5,7%) grazie soprattutto alle esportazioni che cresceranno in valore dell’11% a fronte di un mercato interno poco più che stabile. Per questo serve accelerare sul veicolo per l’internazionalizzazione delle nostre principali rassegne; la nostra call al settore e al governo riguarda possibili aggregazioni tra eventi leader del made in Italy per essere maggiormente presenti all’estero. Una piattaforma a regia unica per le fiere tricolori oltreconfine su cui è fondamentale – e si confida imminente – l’adesione del Governo dei dicasteri coinvolti, a partire dal Mimit, e di agenzie come Ice e Simest”.

L’effetto fiera – conclude il report – potrà rivelarsi ancora più incisivo in maniera direttamente proporzionale all’adesione di Pmi (15 mln di euro il fatturato medio) alle manifestazioni internazionali, in Italia e all’estero. L’ingresso di 4150 nuove piccole e medie realtà alle fiere tricolori porterebbe infatti un beneficio di un altro +0,6% sull’aumento complessivo di fatturato dei tre settori (+56 miliardi di euro), con un incremento ascrivibile alla sola partecipazione fieristica che si attesterebbe a +5,7 miliardi di euro, anziché 3,1. A beneficiarne di più sarebbero, ancora una volta, i volumi d’affari dei comparti tecnologici (meccanica, elettronica, elettrotecnica, aerospazio e altro), che chiuderebbero il 2026 a +39 miliardi di euro, e quelli agroalimentari, a +20 miliardi.

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  • Redazione Qualitytravel.it

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