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La permanenza dell’obbligo di chiusura degli impianti nei comprensori sciistici, attualmente previsto dal DPCM del 3 novembre, genera effetti fortemente penalizzanti per tutta la filiera turistica e le attività collegate in quanto, di fatto, azzera i flussi di turismo bianco con una perdita stimata della spesa in quelle aree – tra alloggio, ristorazione, impianti sciistici, shopping, intrattenimento e servizi vari – pari a circa 2,4 miliardi di euro solo nell’arco alpino tra dicembre e marzo. Cifra a cui si deve aggiungere anche la mancata spesa per l’acquisto di accessori, abbigliamento e attrezzature per lo sci e l’ulteriore perdita di spesa complessiva derivante dalle altre località sciistiche del nostro Paese. Una situazione di forte preoccupazione per imprese e lavoratori del settore, soprattutto in vista delle prossime festività natalizie, che corrono il rischio di vedere compromessa la stagione invernale, che rende necessario e urgente un “coordinamento neve”, anche a livello europeo: è quanto si legge in una nota di Confturismo-Confcommercio sugli effetti economici sull’economia dell’arco alpino derivanti dalla chiusura degli impianti sciistici.
In condizioni di normalità – prosegue la nota – il numero di presenze turistiche complessive atteso nello stesso periodo in quell’area, inteso come numero di notti a destinazione, è di circa 20 milioni. Cifra che contempla anche il numero dei turisti presso le seconde case di proprietà ed esclude gli “escursionisti”, cioè coloro che vanno e vengono in giornata senza pernottare.
E anche nell’ipotesi di una riapertura degli impianti – conclude Confturismo – sempre tenendo conto delle restrizioni alla mobilità dei turisti sia per l’ingresso dai confini nazionali sia per lo spostamento tra Regioni/Aree del Paese, verrebbero a mancare oltre 12 milioni di notti a destinazione pari ad una perdita stimata di spesa di almeno 1,7 miliardi di euro.

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