Che sia in camper, in aereo o all’avventura, in compagnia di amici o di sconosciuti, in Europa o dall’altra parte dell’emisfero, per gli italiani viaggiare è una priorità tanto che ben 9 su 10 (96%) prevedono di fare almeno un viaggio nel 2024, tra le varie tipologie di viaggiatore, quello del “solo-traveller” sembra aver conquistato molti: un trend in crescita dato che 6 italiani su 10 pensano di viaggiare da soli nei prossimi 3 anni. Il numero di persone che ha digitato su Google “Viaggi in solitaria” è raddoppiato nell’ultimo anno rispetto al 2018.
Anche su TikTok, l’hashtag #solotravel è decuplicato negli ultimi tre anni, mentre su Instagram conta oltre 7,9 milioni di post. Ma sono anche in molti a scegliere di scoprire il mondo in compagnia di gruppi formati da perfetti sconosciuti dove si conoscono i compagni solo una volta giunti a destinazione. È proprio questo il format di WeRoad, il cui successo è testimoniato dalle oltre 100.000 persone che sono già partite zaino in spalla con la community. Si parte soli, ma si torna membri di una comunità, col bagaglio arricchito di amici ed esperienze.
L’IDENTIKIT DEI NON-SOLO TRAVELLER: VIAGGIANO SOLI MA NON TROPPO
Skipper, noto brand di succhi di frutta, insieme alla community di WeRoad, ha identificato il profilo del viaggiatore moderno, che parte da solo, ma viaggia con nuovi amici. Libertà a 360° (50%), avventura e scoperta (37%) e interesse per la cucina locale (31%) sono i principali driver che spingono le persone a partire con un gruppo di perfetti sconosciuti.
Ma qual è l’identikit dei “non-solo traveller”? Sono young professionals, con età compresa tra i 25 e i 49 anni, single, che lavorano in medie-grandi aziende e hanno difficoltà nel conciliare i propri impegni lavorativi con le agende o le ferie degli amici.
In generale, le motivazioni più forti che spingono un’intera generazione a partire “soli – ma non troppo”, sono il desiderio di incontrare nuovi compagni di viaggio e voler conoscere persone nuove, un’esigenza che accomuna maggiormente i millennial single (80%); la possibilità di raggiungere destinazioni insolite, che non ci si sentirebbe sicuri a visitare da soli (56%); la tranquillità di affidare al tour manager l’organizzazione della vacanza (46%); non essere soli di fronte alle barriere linguistiche (38%).
Viaggiare in gruppo è dunque l’occasione per conoscere persone che hanno gli stessi interessi e stringere amicizie con quelli che potrebbero essere i compagni di viaggio anche per future destinazioni. Perché secondo Skipper-WeRoad, parti da solo, ma solo non sei mai per davvero: c’è sempre una community pronta ad accogliere i giramondo moderni, viaggiatori alla prime armi o esperti, chiunque decida di vivere a pieno la vita, ogni giorno.