Se fino a qualche anno fa erano poche le persone interessate a fotografare un’opera d’arte o un monumento dalla migliore angolazione, ora si sgomita per farsi un selfie con il suddetto monumento, panorama o quadro che sia sullo sfondo.
Show off? Voglia di far ingelosire chi resta a casa? Manie di grandezza?

Quale che sia la ragione della selfie-mania, questa crea qualche problema specialmente all’interno dei musei o in aree turistiche particolarmente congestionate.
Così ci sono luoghi che hanno vietato del tutto la possibilità di fare fotografie, altri che hanno bandito i famigerati selfie-stick, altri ancora, specialmente musei, che stanno discutendo se prendere provvedimenti in merito.

Un argomento che a me, che vado ancora in giro con la mia Canon digitale e due obiettivi, interessa poco – anche se faccio sempre più fatica a scattare una foto decente tra selve di stick e sorrisetti di circostanza davanti alle opere d’arte più famose – ma che ormai riguarda il 90 per cento dei visitatori.

Una bellissima foto ha attirato la mia attenzione, e ho letto l’articolo: il tempio buddista di Tofukuji di Kyoto, fondato nel 1236 – noto soprattutto per lo spettacolare foliage che raggiunge il suo massimo splendore in questi giorni – ha vietato ogni genere di fotografia dal 12 al 30 novembre per evitare di congestionare ulteriormente i due ponti di legno che regalano la vista migliore sulla distesa di aceri dai mille colori. Ed è stata una scelta dettata anche dal rispetto verso la sacralità del luogo, per incoraggiare la gente ad apprezzare il tempio e la natura con gli occhi e il cuore, e non con la mente rivolta a Istragram o Facebook.

Pochi giorni fa, un turista brasiliano ha irreparabilmente rovinato una statua dei primi del Settecento raffigurante San Michele al National Museum of Ancient Art di Lisbona, facendola cadere dal suo piedistallo, e questo ha riacceso il dibattito.

Molte sono le ragioni che per cui molti stanno prendendo provvedimenti in merito, alcune legate a situazioni di grave pericolo – che in alcuni casi hanno portato anche a incidenti fatali, come sul lungomare di Mumbai o ai laghi Plitvice in Croazia – altre legate alla sola buona educazione e al rispetto.

Ecco alcuni luoghi che ho visitato dove farsi un selfie è vietato, o per lo meno fortemente sconsigliato:

La città Proibita di Pechino

È sicuramente l’attrazione più visitata e congestionata della città, e anche qui i funzionari cinesi hanno vietato gli stick per evitare danni a persone e alle antichità, e sono molto rigorosi nell’impedirne l’utilizzo.

Il Museo Van Gogh di Amsterdam

Qui la ragione è molto semplice: molti si sono lamentati di non poter godere in pace delle opere del grande maestro a causa della folla che si accalca davanti ai quadri, e questo ha creato diverse tensioni fra gli amanti dell’arte e i photo sharing addicted!

La Cappella Sistina

Troppa folla? Troppo trambusto per scattare foto al celeberrimo soffitto di pinto da Michelangelo? No, il divieto risale al 1980 e si deve al fatto che in quell’anno la Televisione Giapponese ha finanziato i lavori di restauro in cambio dei diritti esclusivi di fare foto o video all’interno, ma in realtà pochi sono i controlli e molti riescono lo stesso nell’intento.

La spiaggia della Garoupe ad Antibes

Come si può intuire qui il pericolo non centra, ma l’understatement. Si è voluto fare in modo che questo luogo esclusivo del sud della Francia si potesse godere appieno, senza sceglierlo per il solo fatto di vantarsi di esserci stati!

I principali musei americani

Dal Metropolitan Museum of Arts di New York (nella foto) ai musei dello Smithsonian e alla National Gallery di Washington, dal Getty Center di Los Angeles al Dallas Museum of Arts, tutti si lamentano dei danni alle opere d’arte provocati da visitatori incauti, e se queste istituzioni hanno bandito gli stick, non hanno ancora vietato del tutto la possibilità di fare fotografie all’interno.

I parchi della Disney

Fin dal luglio 2015 è proibito utilizzare i selfie stick in tutti i parchi Disney, per garantire un’esperienza piacevole a famiglie e bambini, e tutelare anche le persone dello staff. In precedenza il divieto era limitato alle giostre per questioni di pericolo.

E la lista potrebbe continuare all’infinito, soprattutto per quello che riguarda i bastoni per i selfie, dal Louvre a Wimbledon, dagli Uffizi alla Mecca
È forse arrivato il momento di porsi un freno e imparare a guardare con i nostri occhi?
Io credo di sì.

Autore

  • Laureata in Geografia, giramondo e appassionata di fotografia, Roberta F. Nicosia parla quattro lingue ed è la nostra inviata speciale. A dieci anni, complice la copia di National Geographic che ogni mese trovava sulla scrivania e i filmini Super8 del papà, sapeva già dove erano il Borobudur, Borocay o Ushuaia e sognava di fare il reporter. Sono suoi quasi tutti gli articoli sulle destinazioni e le foto apparsi sul nostro Magazine. Dopo una parentesi con ruoli manageriali nel campo della comunicazione e dell’advertising, si è dedicata alla sua vera passione e negli ultimi vent’anni ha collaborato con riviste leisure come Panorama Travel, D di Repubblica, AD, specializzandosi poi nel MICE con reportage di viaggio, articoli su linee aeree e hotellerie. È stata caporedattore e direttore di diverse riviste di questo settore, e ha pubblicato una trentina di Guide Incentive con la collaborazione degli Enti del Turismo italiani.

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