Il Comune di Sanremo ha indetto una gara pubblica per l’organizzazione del Festival della Canzone Italiana, tradizionalmente affidata alla Rai. Questa decisione segue una sentenza del Tar della Liguria che ha dichiarato illegittimo l’affidamento diretto dell’evento all’emittente pubblica, imponendo l’obbligo di una procedura competitiva per le edizioni future.
Il bando riguarda le edizioni del Festival di Sanremo del 2026, 2027 e 2028, con possibilità di proroga per ulteriori due anni. La partecipazione è riservata a operatori economici che forniscono servizi di media audiovisivi a diffusione nazionale in chiaro, titolari di un canale generalista nazionale e con comprovata esperienza nell’organizzazione di eventi di rilievo. Il partner selezionato dovrà riconoscere al Comune un corrispettivo minimo di 6,5 milioni di euro annui, superiore ai 5 milioni previsti dall’attuale convenzione con la Rai, oltre a una percentuale non inferiore all’1% sugli introiti pubblicitari e sullo sfruttamento dei marchi concessi. Inoltre, sarà responsabile dei costi di realizzazione del Festival e degli eventi collaterali, inclusa la predisposizione di un palco esterno per esibizioni in diretta.
La Rai, storica organizzatrice e trasmettitrice del Festival, ha manifestato irritazione per la decisione del Comune, ritenendo contraddittoria la posizione dell’amministrazione che, pur avendo presentato ricorso contro la sentenza del Tar, ha avviato la gara pubblica. In risposta, l’emittente sta valutando alternative nel caso in cui non riuscisse ad aggiudicarsi la gara. Tra le ipotesi considerate, vi è l’organizzazione di un nuovo evento musicale denominato “Festival della Musica Italiana” in una diversa città italiana, con Torino tra le candidate principali (Il brand Festival di Sanremo è infatti un marchio registrato del comune ligure). Questa scelta sarebbe motivata dal successo dell’Eurovision Song Contest 2022, ospitato proprio nel capoluogo piemontese.
La Rai potrebbe farlo anche perché in qualità di membro dell’European Broadcasting Union (EBU), manterrebbe comunque il diritto di selezionare il rappresentante italiano all’Eurovision Song Contest attraverso la nuova manifestazione e quindi avrebbe tutte le carte in regola per portare altrove l’evento. La scelta della nuova sede dipenderà comunque dalla disponibilità di strutture adeguate e dalla qualità degli accordi con le amministrazioni locali.