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Le associazioni AIAV, Aidit Confindustria, Assoviaggi Confesercenti, ASTOI Confindustria Viaggi, Fiavet Confcommercio, FTO e Maavi hanno inviato una lettera congiunta agli eurodeputati italiani, alla Presidenza del Consiglio UE, al Governo italiano, al Ministero del Turismo e a ECTAA. Il documento esprime forte preoccupazione per il Draft Report presentato il 25 febbraio dall’eurodeputato Alex Agius Saliba, relatore della proposta di revisione della Direttiva Pacchetti.
La revisione della normativa, pubblicata dalla Commissione UE lo scorso novembre, ha già subito modifiche in seguito alle interlocuzioni tra le associazioni di categoria, il Governo italiano e il Ministero del Turismo. Dopo un complesso negoziato tra Commissione e Consiglio dell’Unione Europea, il testo era stato approvato dal COREPER a dicembre 2024 con un compromesso considerato accettabile dal settore.
Ora, però, la nuova relazione parlamentare introduce nuovamente alcuni elementi considerati insostenibili per gli operatori turistici, rischiando di destabilizzare l’intero comparto. Tra i punti più contestati, l’articolo 5 bis, che reintroduce il limite del 25% per gli acconti sui pacchetti turistici e impone il pagamento del saldo non prima di 28 giorni dalla partenza. Inoltre, la proposta consentirebbe a ciascun Paese membro di istituire un conto vincolato per gli acconti dei consumatori, una misura che secondo le associazioni rischia di creare gravi squilibri finanziari per le imprese del settore.
Impatti economici e rischi per le imprese
La proposta avrebbe un impatto diretto sul modello economico del turismo organizzato, rendendo insostenibile il meccanismo dell’advanced booking, strategia commerciale fondamentale per tour operator e agenzie di viaggio. Se il saldo delle prenotazioni fosse incassato solo a ridosso della partenza, gli operatori dovrebbero anticipare di tasca propria i costi dei fornitori, esponendosi a forti difficoltà finanziarie.
Anche l’eventuale obbligo di conto vincolato viene visto come un ulteriore aggravio burocratico ed economico per le imprese. Il settore è già soggetto a garanzie obbligatorie per insolvenza e fallimento, e le nuove norme rischierebbero di compromettere la competitività delle piccole e medie imprese, favorendo solo i grandi gruppi internazionali con maggiore solidità finanziaria.
Preoccupazioni su recessi e rimborsi
Altre criticità emergono sul fronte delle condizioni di recesso. Il testo, secondo le associazioni, non chiarisce in modo univoco quali eventi straordinari possano giustificare la cancellazione di un pacchetto turistico con rimborso integrale, lasciando spazio a interpretazioni estese che potrebbero includere qualsiasi impedimento personale del viaggiatore.
Un ulteriore elemento di incertezza è l’introduzione di un nuovo comma all’articolo 12, che consente la cancellazione del viaggio con rimborso totale se, nei 28 giorni precedenti alla partenza, viene emanato un avviso di sicurezza da parte delle autorità. Secondo le associazioni, questa misura potrebbe generare un aumento esponenziale delle cancellazioni, con un impatto devastante sulle prenotazioni e sulla programmazione degli operatori.
Nuove sanzioni e obblighi per le imprese
La revisione introduce anche un nuovo meccanismo di gestione dei reclami, imponendo una risposta entro 21 giorni e prevedendo sanzioni che possono arrivare al 4% del fatturato annuo in caso di mancata conformità. Anche questa misura viene giudicata eccessivamente punitiva e potenzialmente dannosa per la stabilità delle imprese turistiche.
Un appello al Governo e agli europarlamentari
Le associazioni firmatarie sottolineano che la revisione della Direttiva Pacchetti sembra essere stata influenzata da casi straordinari, come la pandemia di Covid-19 e il fallimento di Thomas Cook, che non rappresentano le normali dinamiche del mercato. Secondo i rappresentanti del settore, applicare misure di emergenza a uno scenario ordinario rischia di compromettere l’intero comparto.
Per questo, il turismo organizzato italiano chiede un’azione urgente da parte dei parlamentari europei e del Governo italiano affinché il dibattito in corso a Bruxelles tenga conto delle esigenze delle imprese. Il voto finale del Parlamento UE è previsto per il 26 giugno 2025 e il settore auspica una soluzione equilibrata e sostenibile, capace di tutelare sia i diritti dei consumatori sia la sopravvivenza delle imprese turistiche.