Parma Capitale Italiana della Cultura 2021 celebra l’apertura dei luoghi della cultura: finalmente, dopo i lunghi e difficili mesi delle chiusure imposte dall’emergenza sanitaria, la città festeggia l’avvio del suo rinnovato palinsesto di iniziative, in un crescendo di aperture e attività, disseminate tra città e territorio, dall’Appennino al Po.
Musei, teatri, biblioteche, gallerie, cinema: i centri della cultura tornano a nutrire il pensiero e l’immaginazione di cittadini, appassionati e turisti. Parma si anima con eventi, esposizioni, spettacoli, concerti, rassegne, mostre.
A segnare la festa per la presentazione del programma, una cerimonia ufficiale, trasmessa anche in live-streaming sui social di Parma Capitale, venerdì 21 maggio alle 16, presso il complesso monastico di San Paolo, alla presenza delle autorità.
Due sono gli appuntamenti-simbolo del nuovo inizio di Parma Capitale.
Torna a essere visitabile, per cittadini e turisti, la splendida Camera di San Paolo, nota anche come Camera della Badessa, affrescata dal Correggio, la cui gestione è ora affidata al Comune di Parma. È uno dei gioielli meno noti del Cinquecento italiano: la sua nuova apertura, nell’anno in cui Parma è Capitale della Cultura, acquista un valore speciale e diviene emblema di un nuovo rinascimento, che non può prescindere dalla cultura.
Altro momento eccezionale nel calendario della Capitale ed esempio virtuoso della sinergia della città con il suo territorio, è la mostra del Labirinto della Masone Umberto Eco, Franco Maria Ricci. LABIRINTI. Storia di un segno, percorso multimediale aperto al pubblico dal 22 maggio al 26 settembre 2021.
La Camera di San Paolo
La Camera è uno degli ambienti del monastero benedettino di San Paolo, che fu fondato verso l’anno 1000 dal vescovo di Parma, Sigefredo II, e conobbe il periodo di maggior splendore quando ebbe come badessa Giovanna da Piacenza, dal 1507 al 1524, che ne fece uno dei centri culturali più significativi di Parma.
Donna di vasta cultura, resse per diciassette anni il convento come una grande corte rinascimentale, aprendo il suo appartamento ad artisti e letterati. La clausura per la badessa, al tempo, era spesso una formalità: governò come una sovrana, rivendicando la propria indipendenza dal potere politico, scegliendo gli amministratori e disponendo liberamente del patrimonio conventuale. Curò molto il decoro del monastero e la sua solidità economica, organizzò inoltre il convento in spazi nuovi, come i chiostri, l’“horto” claustrale, l’oratorio di Santa Caterina.
Per se stessa, fece costruire un grande appartamento, su progetto dell’architetto Giorgio Erba, con un ampio salone e cinque stanze dove ricevere artisti e intellettuali.
Una delle stanze fu decorata nel 1514 da Alessandro Araldi, pittore tra i più attivi e noti a Parma negli anni che precedettero l’arrivo in città del Correggio. La sua decorazione è ricca di citazioni bibliche e leggende pagane: una sorta di percorso iniziatico, con un complesso programma iconografico che vuole rendere omaggio alle virtù e alla dignità della committente. La volta è decorata a candelabri su fondo blu, attorniata da tondi, riquadri e lunette illustrate con scene sacre e immagini profane, come una suora che bacia un unicorno, animale mitologico che si faceva avvicinare solo dalle vergini; dame che combattono e sconfiggono animali mostruosi e affrontano prove di coraggio, come quella descritta sopra il camino, con la frase “Transimus per ignem et aquam et eduxisti nos in refrigerium” (“Siamo passati attraverso il fuoco e l’acqua e ci hai condotti al refrigerio”), tratta dalla Bibbia, che allude al cammino spirituale che conduce verso la santità del Paradiso.
Nel 1519, per affrescare un’altra delle sue camere “alla maniera moderna”, la badessa chiamò Antonio Allegri, in arte Correggio, che introdusse a Parma un linguaggio pittorico compiutamente umanistico. Per l’originalità dell’invenzione artistica e la raffinatezza dei motivi decorativi, questo ambiente è riconosciuto oggi come un capolavoro assoluto del Rinascimento italiano.
La Camera, di forma quasi cubica, è decorata con affreschi solo sulla cupola: una decorazione illusionistica con un pergolato di fronde e vimini intrecciati, con gruppi di putti che si affacciano all’interno della stanza, ritratti in atteggiamenti giocosi, alcuni dei quali allusivi al tema della caccia. La Camera è anche un inno al potere femminile: sul camino è raffigurata Diana, dea della castità, evidente riferimento alla badessa, la cui insegna araldica si trova al centro del soffitto.
Questo capolavoro del giovane Correggio venne completamente dimenticato dopo il 1524, quando il monastero di San Paolo fu trasformato in un convento di clausura: fu riscoperto, dopo due secoli di oblio, solo nel Settecento, dal pittore tedesco Anton Raphael Mengs.
In tempi recenti la Camera è stata a lungo chiusa, ma ora sarà accessibile con continuità per tutti gli appassionati.
Umberto Eco, Franco Maria Ricci. LABIRINTI. Storia di un segno
La nuova esposizione del Labirinto della Masone, grazie a innovativi allestimenti multimediali, trasforma il Labirinto in un vero e proprio metalabirinto, introducendo i visitatori in un percorso di parole e pensieri, tra allestimenti scenografici e digitali e prestiti di rilievo, alla scoperta della storia e del significato di uno dei simboli più antichi al mondo.
La mostra si sviluppa in quattro sale, nelle quali i visitatori sono accompagnati dalla guida di ombre nobili e sapienti, legate alla storia di Ricci, come Umberto Eco e Jorge Luis Borges, con transiti multimediali di parole e pensieri.
Nella prima sala, dedicata proprio a Eco, il pubblico è guidato attraverso un dedalo di specchi, animato da visioni, che invitano a rileggere la storia del labirinto nei suoi significati simbolici e psicologici; nella seconda sono opere d’arte a raccontare lo sviluppo storico dei labirinti, in un’immersione multimediale a 360 gradi: l’iconografia dei labirinti, le immagini e le animazioni contribuiscono a realizzare un ambiente mutevole e dinamico.
Nella terza sala si troveranno prestiti importanti con dipinti affascinanti e misteriosi, come il cinquecentesco Ritratto di Bartolomeo Prati di Girolamo Mazzola Bedoli, e diverse opere a stampa e miniate dal Rinascimento a oggi: volumi antichi illustrati con labirinti, tra cui il codice di Lelio Pittoni conservato alla Biblioteca di Firenze, il volume Carceri d’invenzione, con le stampe calcografiche di Giovan Battista Piranesi, la rivista Minotaure di Skira, per toccare con mano l’idea di labirinto e di come questo simbolo abbia partecipato alla storia del mondo.
Nella quarta e ultima sala, una selezione delle opere del contemporaneo Giovanni Soccol condurrà i visitatori tra scenari affascinanti e simbolici che rappresentano una vera e propria indagine emotiva.
La mostra è realizzata con il patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Emilia-Romagna, Comune di Fontanellato, Comune di Parma; gli allestimenti sono a cura di Neo Tech.
Il Labirinto, nato da un’idea di Franco Maria Ricci, editore, designer, collezionista d’arte e bibliofilo, ospita, oltre al parco, la sua collezione d’arte. Aperto dal 2015, è un luogo di cultura che si estende per otto ettari a Fontanellato, in provincia di Parma, il più grande al mondo, nel suo genere, con un labirinto costituito da bambù di specie diverse.