È un classico: abbiamo appena aperto la nostra bella pagina Facebook e siamo lì a contemplare quel deprimente “1 mi piace”, ancora più deprimente perché è il “mi piace” che ci siamo messi da soli!
Oppure andiamo a sbirciare sulla pagina del concorrente che ha mille, duemila, cinquemila “mi piace” più della nostra.
È in quel momento che ci tremano i polsi e cresce incontrollabile la voglia di comprare fan, tanti fan, migliaia di fan. Cosa facilissima oltretutto, perché di servizi di questo tipo ce ne sono a dozzine, per giunta a un costo estremamente modesto: oggi un fan te lo tirano dietro a circa un centesimo di euro cadauno (50 euro per 5.000 fan, in pratica).
Ossigeno puro per il nostro ego!

Resistere resistere resistere

Per quanto sulle prime possa sembrare una buon idea, giusto per lavare via dai nostri account social quella patina da “città fantasma” che certo non ci fa fare una gran bella figura, cerchiamo di resistere alla tentazione come si fa con i dolci a poche settimane dalla prova costume: comprare fan su Facebook (o follower su Twitter) è un errore che ci darà molti più problemi che gioie, per tanto, tanto, tanto tempo a venire.

Al di là del fatto che fan, follower, mi piace e compagnia cantando sono semplicemente “vanity metrics” e non KPI utili per il nostro business (ne abbiamo già parlato nell’articolo “La vanità è metrica“), ci sono almeno otto ragioni per cui comprare i fan è deleterio:

1. Se ci sgamano la nostra credibilità crolla

Esistono strumenti che permettono di vedere la nazionalità dei fan della nostra pagina, come pure il tasso di engagement dei nostri post. Follower thailandesi e cileni, che non interagiscono mai con i nostri social account sono un evidente indizio di acquisto selvaggio… cosa che, se scoperta (e a volte basta il dubbio) minerà parecchio la nostra credibilità.

2. L’algoritmo di Facebook ci penalizzerà

I fattori che regolano la visibilità di un contenuto su Facebook (affinità, peso, tempo e quindi in generale l’engagement di un post) finiscono per penalizzare quelle pagine che sviluppano poca interazione con i loro fan. In pratica, per effetto della bassa interazione di una finta fan base l’algoritmo di Facebook ridurrà la portata organica dei nostri post.

3. Un pericoloso circolo vizioso

Per effetto del punto precedente, la penalizzazione inflitta dall’algoritmo di Facebook renderà i nostri post visibili a un numero ancora più basso numero di veri fan. Ricapitolando, quindi, più il tasso di interazione con i nostri post diminuirà, meno la nostra pagina sarà visibile ai nostri fan (gran parte dei quali oltretutto finti), più il tasso di interazione diminuirà ulteriormente. In una spirale inesorabilmente proiettata verso il nulla cosmico.

4. Dura minga

I profili fake sono uno dei principali nemici di Facebook, motivo per il quale il social di Menlo Park periodicamente si lancia in mastodontiche pulizie di primavera che spazzano via milionate di falsi account alla volta. Risultato: i fan che abbiamo comprato, prima o poi si volatilizzeranno in massa.

5. Addio analisi statistiche

Nel 1999, il giornalista americano Gregg Easterbrook ha coniato una massima condivisa oggi da tutti gli esperti di statistica del mondo: se torturiamo i numeri abbastanza a lungo, gli faremo confessare qualsiasi cosa. Problema: se i nostri utenti sono falsi, che razza di corbellerie ci racconteranno gli Insight di Facebook? E senza nemmeno iniziare a torcere loro un capello!

6. Ma quanto ci costano davvero?

Tralasciando i pochi euro buttati per allargare la nostra fan base, è bene sapere che i finti fan ci costano – e parecchio quindi – anche ogni volta che promuoviamo un post. Per ogni campagna ads, infatti, finiremo per pagare denaro sonante anche per raggiungere utenti che sappiamo già in partenza essere fasulli e per nulla interessati al nostro business. Bell’affare vero?

7. Difficile (e costoso) repulisti

Verrà il giorno in cui decideremo, finalmente, di ripulire la nostra fan base da tutti i finti fan acquistati in quel maledetto momento di debolezza. Epperò non sarà così facile! Se, infatti, acquistarli è questione di un attimo, identificarli e cancellarli uno a uno non è impresa che si possa realizzare con qualche trucchetto automatico. Impiegheremo tempo (e il tempo è denaro!).

8. Esiste un’alternativa

Convinti? Non ancora? E se scoprissimo che più o meno per la stessa cifra esiste un’alternativa altrettanto efficace, ma molto più sensata? Sì, perché a conti fatti, realizzando una campagna mirata per promuovere la nostra pagina attraverso Facebook ads, i fan arriveranno lo stesso. Oltretutto questa volta saranno veri, interagiranno con la pagina e se sapremo coinvolgerli con i giusti post, resteranno con noi per lunghissimo tempo.

Vengo anch’io, no tu no

In definitiva, quindi, c’è un solo motivo per cui può avere un senso comprare i “mi piace” alla nostra pagina: sperimentare. Per capire meglio, cioè, che cosa succede a una fan base fasulla, un buon sistema è proprio quello di crearne una ad hoc e monitorarla “per vedere di nascosto l’effetto che fa”, come cantava Jannacci.
Ad una condizione però: che la pagina in questione non sia minimamente rilevante per il nostro business!

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