Il turismo globale sta cambiando ed emergeranno nuovi Paesi sia per quanto riguarda le spese dei turisti che i ricavi. Confcommercio ha analizzato alcune variabili per provare a prevedere chi saranno i grandi competitor delle “migrazioni turistiche” da oggi al 2035. Tra queste, la crescita economica, la sicurezza, il cambiamento climatico, la sostenibilità e i trasporti.
L’Italia, attualmente, si trova in una posizione competitiva e, per mantenerla, va rafforzata. Dipenderà da come gestirà questi fattori e da come saprà adattarsi ai nuovi megatrend del turismo internazionale.
Italia sale dal 10 all’8 posto per spesa turistica generata all’estero.
Lo scorso anno, la Cina è tornata al primo posto nel mondo per la spesa turistica all’estero. Gli Stati Uniti hanno speso 150 miliardi di dollari, superando i livelli del 2019, mentre Germania e Regno Unito hanno superato i 100 miliardi. L’Italia è salita dalla decima all’ottava posizione con una spesa di 34,2 miliardi di dollari. India ed Emirati Arabi stanno crescendo rapidamente e avranno un ruolo sempre più rilevante.
I tedeschi sono i nostri turisti più affezionati
I dati relativi ai Paesi generatori nel 2023 indicano come Stati Uniti, Germania e Regno Unito siano in seconda, terza e quarta posizione rispettivamente.
È molto interessante notare che proprio Germania e Stati Uniti sono i primi due mercati d’interesse per l’Italia in termini di spesa turistica, con rispettivamente circa 7,9 e 6,5 miliardi di euro di spesa. Il terzo mercato per l’Italia è diventato nel 2023 il Regno Unito, con circa 4,5 miliardi di euro.
La Spagna è il paese europeo più visitato, Italia è al 5 posto (nel 2019 stava al 6 posto)
Focalizzando l’analisi sulle dinamiche dei principali Paesi ricettori, sempre considerando il valore della spesa dei turisti internazionali che però, in questo caso, sono quelli in ingresso, non più in uscita. Sono gli Stati Uniti che hanno da molti decenni la leadership in questa classifica e, nel 2023, hanno superato il valore di 175 miliardi di dollari. La Spagna è il primo Paese europeo, con una spesa di 92 miliardi di dollari, e supera sia il Regno Unito che la Francia.
Nel 2023 l’Italia si è posizionata al quinto posto, con circa 56 miliardi di dollari, superando di poco dagli Emirati Arabi Uniti.
L’Italia deve guardare a mercati come India, Indonesia, Cina e Turchia
C’è una forte correlazione tra l’aumento del PIL e la spesa turistica, soprattutto per i viaggi all’estero. Tra il 2010 e il 2019, oltre a Cina e India, Paesi come Turchia, Indonesia, Singapore ed Emirati Arabi Uniti hanno registrato una forte crescita del PIL. L’Italia, invece, ha avuto una crescita economica tra le più basse, insieme ad altri Paesi europei e al Giappone. Secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale, nei prossimi anni i Paesi in via di sviluppo, come l’India (che crescerà del 126% tra il 2023 e il 2030), continueranno a espandersi, mentre Italia, Giappone e Germania avranno una crescita molto ridotta. Questa crescita economica influirà anche sulla spesa turistica. L’Italia, che attualmente riceve molti turisti da Germania e Stati Uniti, dovrà adattarsi e cercare di attrarre visitatori dai Paesi in più rapida crescita. Entro il 2035, l’India avrà un’economia cresciuta del 256%, mentre altri Paesi come Indonesia, Cina, Turchia e Emirati Arabi vedranno aumenti superiori al 100%. Stati Uniti cresceranno del 40%, mentre Germania e Francia avranno aumenti limitati, appena superiori a Italia e Giappone.
Intermodalità nei trasporti aiuta ad andare verso il green
La crescita della spesa turistica è anche legata allo sviluppo dei trasporti che si trova di fronte ad una fase storicamente importante: la riduzione delle emissioni inquinanti. I trasporti incidono a livello europeo per il 25% delle emissioni e il trasporto aereo è spesso sul banco degli imputati. Si ricorda però che la maggior parte delle emissioni del trasporto aereo, che valgono il 13% della quota delle emissioni di tutti i trasporti, derivano dai voli intercontinentali, così importanti per portare i turisti da mercati rilevanti per l’Italia (in primis Stati Uniti). Settore aereo e ferroviario sono in forte crescita negli ultimi anni e una sempre maggiore collaborazione è necessaria per aumentare l’efficienza per i turisti e per ridurre le emissioni. Proprio l’intermodalità è al centro dell’attenzione anche da parte della politica, ma sono da attuare diverse azioni al fine di renderla efficace. Ci sono poi le misure che possono essere prese dal settore aereo per migliorare la sostenibilità: maggiore utilizzo del SAF (il carburante sostenibile), che tuttavia ha un rilevante impatto sui costi delle compagnie aeree e quindi sui biglietti, rinnovo della flotta dei vettori ed infine aeroporti ad impatto zero.
E dal punto di vista climatico?
La classifica Global Climate Risk Index dei diversi Paesi pubblicata da Germanwatch nel 2024 evidenzia che tanto Paesi asiatici a forte vocazione turistica, come la Thailandia, quanto Paesi generatori, come l’India o la Germania, vanno incontro a rischi elevati dal punto di vista climatico. Anche in Italia sta cambiando il clima e stanno cambiando anche i turisti e i servizi che l’impresa turistica deve essere in grado di fornire per rimanere competitiva. In questi anni molti strumenti sono già stati messi in campo e sono in atto trasversalmente, tra le nostre aziende e le nostre comunità, per cercare di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. È necessario tuttavia mettere a sistema, nelle destinazioni turistiche, strategie di adattamento in grado di rendere vivibile al meglio l’esperienza di vacanza anche in condizioni climatiche sempre più esasperate.
La sostenibilità valore aggiunto per i turisti, soprattutto i più giovani
L’importanza all’ambiente è importante da ben oltre 10 anni per 7 italiani su 10. Addirittura il 35% dei turisti sarebbe disposto a pagare un costo maggiore pur di usufruire di servizi turistici che adottano comportamenti di sostenibilità ambientale per hotel, ristoranti e stabilimenti balneari. 7 italiani su 10 secondo un’indagine Confcommercio Swg valutano positivamente la loro scelta di vacanza se trovano nei servizi turistici personale formato sulle tematiche ambientali. Secondo uno studio di Deloitte il 64% degli italiani attualmente stanno prendendo sempre più in considerazione l’opportunità di viaggiare in maniera sostenibile, quota che sale fino al 74% tra i più giovani tra i 18 e i 34 anni. Confcommercio accompagna le proprie imprese verso un percorso green con progetti concreti: Imprendigreen e Sentinelle del Mare che puntano a qualificare imprese e associazioni che hanno investito nella sostenibilità, a far emergere le buone pratiche più innovative e a diffondere e replicare comportamenti sempre più “green”.
Intervenendo al TTG il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli ha dichiarato: “Stiamo attualmente vivendo una “età fragile”. Mi riferisco alle difficoltà delle nuove generazioni, ma anche a quel senso di smarrimento generalizzato che viviamo come persone e società.
Abbiamo subito una crisi sanitaria senza precedenti, che si è tramutata in una crisi economica ed ha assunto i tragici risvolti dell’instabilità geopolitica, con la situazione che tutti conosciamo in Medio Oriente e la guerra ritornata ai confini dell’Europa con il conflitto russo ucraino.
Eppure, in questi anni, siamo riusciti a superare persino le previsioni economiche più ottimistiche, grazie al ruolo cruciale del terziario di mercato e a quella che potremmo definire “eccezionalità italiana”.
Mi riferisco in particolare al nostro turismo, un settore strategico, spesso sottovalutato, ma che in questi ultimi anni ha realizzato un piccolo miracolo economico.
Pensate che solo nel 2023, la bilancia turistica ha registrato un saldo netto di oltre 26 miliardi di euro, e nei primi sette mesi del 2024 abbiamo già visto un incremento del 2%.
Senza contare poi che nel solo trimestre estivo, la spesa dei turisti stranieri nel nostro Paese ha sfiorato i 12 miliardi di euro solo per la ristorazione.
È chiaro che il turismo sia una delle nostre carte vincenti; auspichiamo, dunque, che vengano adottate politiche strutturali, adeguate e di lungo respiro, che tengano in considerazione anche la crescente interconnessione di questo settore con i temi della sostenibilità.
La natura, infatti, ci sta presentando in questi ultimi anni un conto molto amaro: tra picchi di temperature e fenomeni estremi, il clima è cambiato.
Ma non sta cambiando solo il clima.
Sta cambiando il turismo globale: nuovi attori si stanno già affacciando sulla scena internazionale e certo, entro il 2035, dovremo confrontarci con competitor emergenti.
Stanno cambiando, quindi, anche i turisti e i servizi che l’impresa turistica deve essere in grado di fornire per rimanere competitiva.
I viaggiatori di oggi sono, infatti, sempre più consapevoli dei cambiamenti e dei rischi che l’emergenza climatica (e le altre sfide globali) porta con sé.
Così il turismo si sta riadattando su tre nuovi assi che potremmo definire con tre S: Sicurezza, Sostenibilità e Scelta.
Sicurezza. Perché i viaggiatori cercano soluzioni che li facciano sentire in sicurezza, per quanto riguarda tanto il clima quanto la salute. Bisogna mettere in conto gli eventi straordinari e le imprese del turismo diventano quindi, in un certo senso, “gestori del rischio”, molto di più di quanto lo siano mai stati in passato.
Il secondo grande asse di sviluppo lungo il quale si sta oggi muovendo il turismo mondiale è poi quello della seconda S, della Sostenibilità.
Le imprese del turismo sono inevitabilmente legate al territorio nel quale sono inserite.
Per le piccole imprese locali questo è evidente. Ma, guardate, non è meno vero per le grandi catene internazionali o le multinazionali del turismo.
Senza tutela e conservazione del paesaggio, dei beni naturali e culturali, ogni impresa è destinata ad un orizzonte di breve periodo e a margini che si riducono attraendo un tipo di turismo sempre più dequalificato.
La sostenibilità, insomma, è un’occasione di innovazione, e quindi di competitività e produttività e può innescare processi trasformativi non solo dell’ambiente ma anche dell’impresa stessa, rendendola più attrattiva ed efficiente.
Ho detto quindi Sicurezza e Sostenibilità. Infine, il terzo asse: la S di Scelta.
Scelte imprenditoriali che vanno in direzione dell’attenzione all’ambiente sono un criterio di scelta della destinazione turistica.
I viaggiatori e i turisti hanno infatti tutto l’interesse a sentirsi considerati co-protagonisti, insieme all’impresa, del contrasto all’emergenza climatica e alla tutela del territorio nelle destinazioni nelle quali scelgono di viaggiare e soggiornare.
Come evidenziato dalla nostra indagine, oltre un terzo dei turisti è disposto a pagare di più pur di usufruire – dagli hotel, ai ristoranti e agli stabilimenti balneari – di servizi turistici rispettosi dell’ambiente.
Guardate, non si tratta di compiere sacrifici o scelte radicali, ma di accompagnare un cambiamento di mentalità che coinvolga imprese, destinazioni e cittadini. Grazie alla libertà di scelta delle persone può fiorire il migliore turismo.
E noi abbiamo la responsabilità di scegliere, con un approccio tanto pragmatico, quanto consapevole.
Così quando ci proiettiamo all’obiettivo 2035, ci dobbiamo chiedere fin da subito in che modo vogliamo aprire quella porta.
Da parte mia e della Confcommercio non c’è dubbio: noi scegliamo la speranza consapevole. Noi scegliamo la sostenibilità.
Una sostenibilità che è insieme ambientale, economica e o “sociale”, oppure non è.
Perché non è in grado di produrre vero valore, per le persone, per il turismo, per il nostro Paese”.