Una notizia che non solo non era vera, ma che nemmeno si è realizzata. In questo consiste la voce circolata nei giorni scorsi secondo cui l’hotel Danieli di Venezia, oggi nella Luxury Collection del gruppo Marriott, sarebbe stato in procinto di cambiare insegna e passare al gruppo Four Seasons, di proprietà niente meno che di Bill Gates. L’attuale proprietà del gruppo Statuto ha confermato che ne manterrà la proprietà e che è stato trovato un accordo per rifinanziare l’hotel con un prestito obbligazionario di 330 milioni di euro, grazie al coinvolgimento di due investitori: i fondi di investimento americani King Street Capital Management e Starwood Capital Group. Di questi circa 30 milioni di euro saranno reinvestiti nella ristrutturazione dell’hotel Danieli. Il gruppo Statuto inoltre ha precisato in una nota stampa che resta operativo sino alla scadenza naturale il contratto di gestione con il Gruppo Mariott – The Luxury Collection.
Oltre a questo c’è da precisare che nelle tante notizie lette nei giorni scorsi, dagli acquisti di Bill Gates al passaggio in mani straniere dei gioielli dell’hotellerie italiana, ci sono molte inesattezze. L’unica cosa vera è che effettivamente Bill Gates è proprietario del gruppo Four Seasons: non se ne occpa direttamente, ma attraverso la holding Cascade Investments, che gestisce il suo capitale, detiene effettivamente il 71,25% delle azioni del Gruppo. Ciò che il gruppo Four Seasons stava però trattando con il Danieli non era un’acquisizione, ma un contratto di gestione: in soldoni la proprietà dei muri sarebbe rimasta al gruppo Statuto e la gestione dell’hotel sarebbe passata al Four Seasons, nè più, nè meno di quello che sta facendo oggi l’americana Marriott. Il nodo era evidentemente quello dei costi di ristrutturazione dell’hotel su cui non è stata trovata la quadra. Quindi la trattativa con Four Seasons non riguardava nemmeno la cessione in mani straniere dei gioielli italiani, mentre con l’attuale prestito obbligazionario nei confronti di due fondi di investimento USA, si rischia po’ di più dato che, prima o poi, andrà restituito con gli interessi.