PageGroup, società leader mondiale nel recruitment con i brand Page Executive, Michael Page e Page Personnel, ha realizzato un’indagine per capire cosa differenzia i millennials dalla generazione X.
La ricerca condotta ha delineato una situazione in cui i più giovani sono fautori di nuovi modelli lavorativi, anche a beneficio dei colleghi più maturi. Il cambiamento è stato registrato già nel processo di candidatura e selezione: oggi, le persone sotto i 40 anni pongono ai selezionatori domande sia sull’avanzamento di carriera che sulla formazione e sulle condizioni di lavoro, che sarebbero state impensabili 15 anni fa.
I millennials, che dal 2025 copriranno più del 75% della forza lavoro, infatti non sembrano concentrarsi esclusivamente sull’aspetto economico del lavoro – come nel caso dei genitori – ma sul package retributivo e sullo svolgere mansioni a sostegno di una giusta causa, al fine di dare un valore aggiunto a tutte le attività aziendali.
“I Millennials sono professionisti che non credono nella struttura tradizionale dell’orario d’ufficio 9-18 ed hanno un’accentuata propensione a cambiare lavoro con maggiore frequenza. Avvertono una pressione crescente verso il successo sia professionale che personale, per questa ragione ai colloqui di lavoro rivolgono domande dirette: da come avere successo nel ruolo proposto a cosa mancava al proprio predecessore. Questo è un elemento positivo perché denota che quello dei Millennial è un target informato e fortemente critico” afferma Francesca Cottini, Manager della practice Human Resources di PageGroup. “Tuttavia, è opportuno ricordare che il tema delle aspettative è sempre stato fondamentale, soprattutto in relazione a candidati con un percorso di carriera ben preciso in mente. Semplicemente, sono emerse nuove esigenze e aspettative differenti e ciò obbliga i datori di lavoro a trovare metodi per attrarre e trattenere il talento che rappresenta il futuro della forza lavoro e, quindi, introdurre o migliorare le opzioni di lavoro flessibile offerte ai dipendenti per gestire il divario generazionale”.