Le associazioni che rappresentano le imprese e i professionisti del settore dei congressi, dei convegni e degli eventi aziendali e privati, riunite sotto l’egida di #Italialive, a tutela di un settore in ginocchio, duramente colpito dallo stop ad ogni tipologia di evento dagli ultimi Dpcm, richiedono, consapevoli di questa fase politica così delicata e importante per l’Italia, di presentare, per l’ennesima volta alle Autorità, richieste di sostegno, non di assistenza, per un settore ormai ridotto sul lastrico.
“Nonostante l’impegno e la resilienza di tutte le maestranze, il nostro è l’unico settore che dall’inizio dell’emergenza Covid19 è sempre rimasto sostanzialmente chiuso e che non ha avuto attenzioni concrete da parte del Governo se non solo briciole rispetto ai ristori necessari e in parte già stanziati – commenta Salvatore Sagone, presidente del Club degli eventi e della Live Communication e portavoce nei rapporti con i media di #Italialive – n questa fase politica così importante per il paese la voce della event Industry e filiere connesse esprime tutta la propria preoccupazione perché rischia, ancora una volta, di essere dimenticata, e intende continuare il confronto col nuovo Governo sui temi della ripartenza e del sostegno alle imprese”.
Non sussidi ma ristori e norme che permettano di dare continuità alle imprese, di non licenziare i dipendenti e non disperdere così competenze e creatività invidiate nel mondo.
“Poiché anche dopo la riapertura, che ci auguriamo avvenga in tempi brevi, il settore avrà bisogno di almeno 18 mesi per tornare a un livello minimo di regime, è necessario deliberare ristori per tutta la filiera che è stata esclusa dall’uso erroneo dei codici Ateco come sistema per individuare le categorie danneggiate, ammortizzatori sociali ad hoc e alternativi allo strumento della Cig, di cui è necessaria la proroga, ma non sufficiente. Prevedere quindi strumenti che garantiscano alle imprese di non depauperare il capitale sociale costituito in anni di attività, ad esempio con l’ammortamento delle perdite degli esercizi 2020 e 2021 in 5 anni. È poi necessario mettere in campo misure a sostegno della domanda prevedendo sgravi fiscali per chi investe in eventi per fare sviluppo di impresa, formazione aziendale, promozione del made in Italy e valorizzazione della ricerca. Il settore dei congressi e degli eventi, filiere connesse e delle imprese creative, cui apparteniamo, deve avere un riconoscimento unitario e una centralità nella ripartenza”, dichiara Alessandra Albarelli, presidente di Federcongressi&eventi e portavoce dei rapporti istituzionali e politici di #Italialive
È passato ormai quasi un anno dall’inizio della pandemia. È cambiata la nostra vita, è cambiato il Governo ma non è cambiata la Event Industry, ferma dal primo giorno e con lei le sue aziende e i suoi collaboratori.
Un intero comparto, e parliamo soprattutto di PMI, sta affrontando una crisi senza precedenti che si traduce in un drammatico calo fino a oltre l’80% del fatturato a causa della pandemia e che rischia di chiudere definitivamente i battenti dopo gli ultimi provvedimenti governativi e la pressoché totale indifferenza sulla drammatica situazione, che impone lo stop a convegni, congressi ed eventi aziendali.
Un’industria, quella dei congressi e degli eventi che è volano di produttività ed esportazioni, che traina il turismo generando un indotto di circa 65 miliardi di euro con un impatto diretto sul Pil di 36,2 miliardi di euro/anno (l’Italia rappresenta la sesta nazione al mondo per impatto economico generato dal settore degli eventi e dei congressi), e che impiega 569 mila addetti: ora lotta per la sopravvivenza.
Numeri alla mano, una battuta d’arresto letale per un’industria che negli ultimi 5 anni aveva conosciuto un positivo e costante percorso di crescita, con un tasso di incremento medio del numero di eventi del 4,1% annuo. “Ormai siamo allo stremo, ribadiscono i rappresentanti del comparto – così si condanna a morte certa il settore, e con essa il “diritto al lavoro” compromettendo anche tutto il 2021-2022, considerata la lunga gestazione di cui necessitano gli eventi congressuali e non solo”.
Fondamentale sottolineare e da non sottovalutare che, grazie alla responsabilità di tutti, il settore dei congressi e degli eventi è estremamente professionalizzato, sicuro e pronto anche per dare un contributo concreto mettendo a disposizione competenze e strutture per la campagna di vaccinazione Covid19: i centri congressi, gli alberghi e tutta la filiera connessa all’organizzazione degli eventi hanno investito ingenti risorse in sistemi di sanificazione, si sono dotati e applicano protocolli di sicurezza stabiliti nelle “Linee guida per la riapertura delle Attività Economiche, Produttive e Ricreative” elaborati da Federcongressi&eventi e approvati dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome al pari del comparto Museale che sta riaprendo e nondimeno continuiamoad essere esclusi tra l’indifferenza generale.