Il tema delle liberalizzazioni nel turismo, come in qualunque altro settore, è molto delicato.
Un’autorizzazione in più o una in meno data dallo Stato o dei suoi Enti rappresentanti può determinare la fortuna o la sfortuna di intere categorie lavorative.
Basta guardare il pasticcio fatto con il tentativo di liberalizzazione degli stabilimenti balneari. Si parlava già di aste, di investitori internazionali pronti a metterci il grano, poi però non se n’è fatto più nulla. Hanno vinto i proprietari storici, ha vinto il diritto di prelazione.
Lo stesso pasticcio che è stato fatto con le liberalizzazioni delle licenze dei taxi. I tassisti hanno a più riprese vinto la loro battaglia con il Governo, anche se tra car sharing e compagnie private la concorrenza è sicuramente aumentata.
Il settore alberghiero non è immune da queste discussioni. Dopo anni spesi a combattere le Ota oggi assistiamo all’estendersi degli accordi tra Associazioni di Categoria e Ministeri con portali fino ieri accusati di “drogare” il mercato (vedi AirBnb o TripAdvisor ndr).
Notizia riportata ieri da TTG è quella della possibile discussione di una legge nazionale che consenta agli albergatori di farsi essi stessi rivenditori di pacchetti turistici. Le Legge è stata già approvata dalla Regione Toscana con una modifica all’articolo 31 della Legge sul turismo che recita “le strutture ricettive […]possono vendere direttamente al cliente i servizi turistici non accessori al trasporto o all’alloggio, purché l’acquisto di questi avvenga solo dopo l’inizio dell’esecuzione del servizio turistico principale”. In sintesi Potranno venderli ma non online e non i trasporti.
Sicuramente un’opportunità in più per le strutture ricettive, anche se le agenzie di viaggio non possono di certo essere contente.
Nella meeting & event industry di liberalizzazioni non si è mai parlato. Il ruolo dell’agenzia è ancora fondamentale perché in grado di garantire competitività in diverse fasi dell’evento: dal business plan all’allestimento fino alla gestione del post.
Alberghi e venue possono proporre nomi fidati ma lasciano che sia il cliente finale a scegliere.