Benvenuta Annamaria, nel nostro spazio dedicato alle donne che stanno lasciando un’impronta nel mondo del turismo! Sono entusiasta di accoglierti e di condividere con il nostro pubblico la tua esperienza, la tua visione e la tua storia. 10 domande 10, pronta per cominciare?

Chi è Annamaria Ruffini? Raccontaci il tuo background professionale: la tua formazione, il contesto in cui sei cresciuta e le prime opportunità che hai avuto per dimostrare il tuo valore.
Sono la fondatrice, Presidente e CEO della Incentive House e DMC (Destination Management Company) Events In & Out, con sede a Roma. Ho una lunga esperienza nel settore Meeting & Events essendo coinvolta nel settore della motivazione e degli incentivi dal 1986. Sono socia di SITE (Society for Incentive Travel Excellence) dal 1996, ho presieduto il Capitolo Italia nel 2009-2010 e nel 2011 mi è stato conferito il SITE Master Motivator Award in riconoscimento de «il più alto standard di eccellenza nella creazione o nell’esecuzione di eventi motivazionali»; nello stesso anno ho ricevuto il Global Award del World Travel Market per il contributo che ho dato al turismo italiano. Sono stata eletta nel Board Mondiale di SITE 2013-2015 e per il secondo mandato 2016-2019. Nel 2018 sono stata Presidente Mondiale di SITE e in quel ruolo fui determinante nel lancio del primo evento internazionale co-ospitato a Roma, il SITE+MPI Global Forum 2018 e per la firma del Global MICE Collaborative delle tre associazioni mondiali SITE, MPI (Meeting Professionals International) e IAEE (International Association for Events and Exhibitions). Durante la mia Presidenza ho anche lanciato alla fiera IMEX di Francoforte, nel maggio 2018, Women in Leadership, iniziativa per cambiare radicalmente la vita delle donne nell’industria globale del MICE, sostenendole nella leadership, sensibilizzandole sull’uguaglianza, promuovendo l’istruzione, supportando l’imprenditorialità e fungendo da catalizzatore per la crescita personale e professionale. Sempre da Presidente, ho posto la sostenibilità quale priorità strategica di tutto il settore, a livello mondiale. Un’impostazione che continua tutt’oggi.

Quali sfide hai affrontato e quali difficoltà hai dovuto superare nel corso della tua carriera per raggiungere una posizione di leadership nel settore turistico e come le hai superate?
Quando ho iniziato non c’erano né professione riconosciuta né studi che ti preparassero al settore. Tutte le donne della mia generazione si sono dovute fare una grande gavetta preparatoria, con difficoltà facilmente immaginabili. La più grande per me è stata la tentazione ricorrente di mollare tutto, perché specialmente dopo l’avvento di Internet il nostro lavoro ha preso a essere considerato come qualcosa alla portata di chiunque, e del resto lo era anche prima, per la serie “che ci vuole a emettere biglietti”, quindi abbiamo perso valore come professionisti pur essendo persone molto preparate, con sensibilità umana e conoscenza tecnica. Altra grande difficoltà è stata trovarmi a cavallo fra agenzia di viaggio e società di comunicazione, del resto l’incentive è prodotto sia di viaggio sia di comunicazione, ma ciò alla lunga nuoce. Nonostante i titoli di studio universitari, la formazione costante e le certificazioni internazionali mi sono sempre vista sopravanzare dai grandi consulenti in comunicazione tout-court e relegata alla mera logistica, come fossi agenzia di viaggio e basta, di quelle che non possono fare studi sociologici ma appunto prenotano ed emettono biglietti. Le ho superate cercando di capire i trend a livello mondiale, assorbendo energie dalle mie frequentazioni internazionali, insomma uscendo dal bozzolo dell’Italia.

Quali tendenze emergenti nel turismo credi saranno cruciali per il futuro dell’industria?
Intanto dovrà essere riconosciuta come industria vera e propria. Oggi è considerata mera filiera, cioè punto d’incontro fra industrie, privo di autonomia. Andrà capito che è asset strategico in particolar modo per l’Italia e per l’Europa tutta. L’esperienza sarà cruciale per imparare sistematicamente a convertire i territori, i prodotti turistici fini a loro stessi, in fattori motivazionali. Per collegare tecnologia a sentimenti. È il vero tassello che ancora manca.

Quali consigli daresti alle donne che aspirano a una carriera di successo nel settore turistico?
Direi loro di fare come ho fatto io, cioè di uscire dalla comfort zone. E accettare ruoli al di fuori del proprio Paese. Studiare, studiare. Che sembra frase fatta ma invece è la linea di confine tra successo e insuccesso. A me hanno aiutato le lingue e gli studi umanistici (sono laureata in lingue e letterature straniere moderne all’interno della facoltà di lettere e filosofia).

Qual è stata la tua esperienza più gratificante o memorabile nel campo del turismo?
La presidenza mondiale di SITE, senza dubbio, e i sette anni nel board. È stata presidenza fattiva, con linee-guida che tuttora persistono. Prendiamo per esempio l’Executive Summit, che per Statuto il presidente ha facoltà di convocare in una destinazione emergente nel mercato incentive. Ho scelto la meno comoda e scontata: il Ruanda. Ho posizionato questo Paese sconosciuto quale meta incentive al pari di tutte le altre già affermate. Tremila soci in tutto il mondo ne hanno letto e tratto spunti per le loro attività. Siamo andati giù in 14, abbiamo organizzato corsi di formazione, promosso il territorio e fatto incontri istituzionali a livello molto alto. Su altre destinazioni sarebbe stato tutto più semplice e ricco, ma le sfide fanno parte del mio carattere.

Cosa pensi sia necessario cambiare o migliorare nell’industria turistica per favorire una maggiore rappresentanza femminile nei ruoli apicali?
In SITE, come detto, nel 2018 ho fondato Women in Leadership, progetto di mentorship per le giovani professioniste. L’obiettivo era individuare e formare colleghe meritevoli e incanalarle nella giusta carriera. Il progetto è stato poi portato avanti dai board successivi, che vedono gli USA elemento portante.

Quali sono le disparità di genere più evidenti che hai osservato nel settore turistico e come pensi che possano essere affrontate?
Spesso a fare la differenza è la mentalità dei clienti. Un po’ il gatto che si morde la coda: in genere le aziende si fidano di più se a capo c’è un uomo, lo reputano più pragmatico, più forte, più preparato. E questo pregiudizio rende più faticoso credere in noi donne. Il tempo e la nostra costanza sveleranno invece la parità naturale fra i due sessi anche nelle attitudini verso ruoli di responsabilità. Percorso lunghissimo, non nascondiamocelo.

Cosa suggeriresti alle organizzazioni nel settore turistico per promuovere una cultura aziendale più inclusiva e favorire la crescita delle donne verso ruoli apicali?
Le donne crescono da sole, hanno tutte le facoltà e la preparazione, se non viene loro bloccata volontariamente la strada. Occorre più formazione ovviamente, ma è altrettanto importante renderci conto che non possiamo aspettare che ci vengano riconosciute le cose: dobbiamo chiederle, prendercele, darci dentro fino a conquistarle.

Quali sono le caratteristiche personali e professionali che ritieni siano cruciali per le donne che aspirano a ruoli apicali nel turismo?
Occorre in primo luogo una visione d’insieme, come ovunque, non solo nel turismo. Bisogna saper decidere e cercare di capire cosa c’è dietro l’angolo. Le situazioni vanno sempre prese in mano, anche a costo di fare vittime e di diventare noi stesse vittime (a me è successo). Nemmeno il senso del rischio è da sottovalutare. E la curiosità, il desiderio continuo di scoperta, di esplorare il mondo e le sue culture. Arrivo a dire che questa curiosità dovrebbe esprimersi come vera e propria avidità di conoscenza. È forse stata la mia caratteristica principale. Inoltre ci vuole grande flessibilità: mentale ma pure fisica, perché il nostro è un settore che crea grande stress. Un evento è come una prima teatrale, affinché vada a buon fine richiede le persone giuste nei ruoli giusti. Infine, rispetto. Verso tutti. Sempre.

Qual è la tua visione del turismo del futuro?
Se scherzassi, direi che dovremmo chiederlo all’AI. In realtà si vede benissimo già oggi che il futuro del turismo è legato alla sostenibilità sociale e ambientale. Fattori entrambi imprescindibili. Si deve tutti lavorare in tal senso. Bisogna esaltare la dignità e il valore delle persone, e insieme tutelare la bellezza dell’ambiente. Senza questi due elementi non c’è avvenire.

Annamaria Ruffini sarà protagonista il 22 maggio a Roma della tavola rotonda “Femminile e vincente: le donne del turismo si raccontano”, in programma alle 15.30 presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani. Scrivi a marketing@qualitytravel.it per riservare un posto in sala

Autore

  • Professionista delle relazioni pubbliche e comunicatrice, esperta di sviluppo turistico territoriale supporta professionalmente la creazione di modelli organizzativi in ambito turistico, strutture extralberghiere, piccoli hotel di charme, per i quali crea concept e brand. È fondatrice e ceo di ready2work srl, startup innovativa che con il progetto “Palazzi Connessi” valorizza il patrimonio di palazzi, spazi non convenzionali e dimore. Dal 2023 la sua startup è tra le 103 aziende selezionate per il concorso “Best of Wine Tourism” fra le principali attività del global network Great Wine Capitals. In Qualitytravel è responsabile della rubrica: "Femminile e Vincente: le donne del turismo si raccontano"

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