self checkin illegale

La nuova circolare del Ministero dell’Interno sull’identificazione degli ospiti delle strutture ricettive ha scatenato un vivace dibattito nel settore degli affitti brevi in Italia, soprattutto riguardo l’uso di keybox e sistemi di self check-in. In un contesto di crescente preoccupazione per la sicurezza nazionale, aumentata da eventi internazionali e dalla prospettiva del Giubileo del 2025, il governo ha chiarito che l’identificazione remota automatizzata non soddisfa i requisiti di legge per l’identificazione degli ospiti nelle strutture ricettive. Questa posizione è stata rafforzata da affermazioni del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che critica questi metodi come insufficienti per garantire l’effettiva identificazione degli ospiti​. Da qui sono partiti una serie di titoloni sui principali media secondo cui il Governo avrebbe dichiarato illegale il self check-in per cui abbiamo pensato che occorra qualche chiarimento, almeno per gli addetti ai lavori. Una circolare innanzitutto non ha forza di legge, ma ha una natura interpretativa di fronte a prescrizioni che sono state fatte in tempi molto remoti: il TULPS, testo unico della legge di pubblica sicurezza, risale al 1931 e quindi è evidente che non può essere preciso sulla tecnologia dei giorni nostri. Quindi la circolare non ha il potere di dichiarare illegale uno strumento che all’epoca neanche esisteva, ma sicuramente l’interpretazione odierna è più restrittiva di come lo è stata in passato.

Secondo la circolare, ogni struttura ricettiva è obbligata a garantire che l’alloggio sia dato esclusivamente a persone munite di documento d’identità e che le generalità degli ospiti siano comunicate alle questure territorialmente competenti entro 24 ore dal loro arrivo​ (6 ore se le persone stanno una notte sola). Che è quello che dice la legge, che difatti non è cambiata. La novità è la richiesta nel fare questa identificazione “de visu“, un latinismo che non può che essere interpretato se non come incontrare l’ospite di persona e non tramite videocall o altri sistemi online. Questa circolare però non vale solo per gli affitti brevi ma, come è logico, per tutte le strutture ricettive e, novità, anche per le piattaforme di scambio casa. Per cui se il software di check-in fosse illegale, lo sarebbe anche per tutte gli hotel che chiedono in anticipo i dati di check-in per velocizzare la procedura. In realtà questi software sono in gran parte integrati a livello informatico con la piattaforma Alloggiati Web per l’invio automatico dei dati: sono conosciuti e ampiamente utilizzati, nessuno li ha dichiarati illegali da un giorno all’altro. Più che altro questa nuova interpretazione sostanzialmente obbliga a un passaggio diverso: l’invio dei dati non può più essere automatico, ma il gestore deve prima confermare di aver verificato di persona l’identità degli ospiti. Se questo non è un problema per un hotel che ha una reception attiva 24 ore, lo diventa per chi ha più appartamenti diffusi in una città, motivo per cui si sono diffuse le tanto vituperate key boxes e i sistemi di ingresso automatico con un codice. Era ormai diventata prassi comune dare l’accesso all’appartamento in attesa dell’accoglienza di persona ed era passata anche l’idea che la verifica potesse essere fatta anche online, come accade in molti altri settori. Per questo si è resa necessaria una interpretazione che ponesse un freno, nominalmente per motivi di sicurezza, in pratica per rendere più complesso il lavoro di chi fa affitti brevi sulla scia di una narrazione che li vuole come principali portatori di overtourism nelle città e che per questo vanno in qualche modo limitati. Questa novità quindi in qualche modo ricorda la recente norma che vuole introdurre una pausa di 20 minuti tra una corsa e un’altra degli NCC. Una norma punitiva che rende un settore meno competitivo rispetto alla concorrenza.

Non dello stesso avviso è però il ministro del Turismo Daniela Santanchè: “Apprezzo molto l’iniziativa del Viminale e sottolineo la piena e proficua collaborazione con il ministro Piantedosi. La nuova circolare del Ministero dell’Interno sull’identificazione degli ospiti nelle strutture ricettive, infatti, è un passaggio essenziale per prevenire rischi e garantire un’esperienza turistica serena e positiva, sia ai visitatori che agli operatori. La cooperazione tra i nostri dicasteri è fondamentale per creare un ambiente sicuro e accogliente per tutti, specie in vista di importantissimi eventi come il Giubileo del 2025”.

Queste nuove disposizioni invece hanno sollevato le preoccupazioni tra gli operatori del settore, che vedono la normativa attuale come obsoleta e non adatta alla realtà moderna della sharing economy e delle tecnologie digitali. L’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi (AIGAB) ha espresso particolare preoccupazione per l’impatto di queste disposizioni e ha chiesto per questo un confronto con le istituzioni. “La digitalizzazione e la sharing economy si basano sul riconoscimento remoto mediante codici OTP e confronto biometrico. Stessa tecnologia con cui otteniamo SPID, apriamo conti bancari, disponiamo bonifici, noleggiamo auto. O mettiamo fine alla digitalizzazione per tornare al 1931 oppure è difficile capire perché la modernità non debba valere solo per gli affitti brevi. Auspichiamo che prevalga il buon senso e che il Ministero dell’Interno sappia riconoscere gli operatori del turismo capaci di supportare le Istituzioni, oltre che con la propria professionalità anche con tecnologie moderne, e chi agisce, sul mercato dell’ospitalità tradizionale e non, in modo irresponsabile. Attenzione a non mettere fuori legge un settore che, non dimentichiamolo, è stato il primo a ripartire dopo il COVID dando una boccata d’ossigeno all’intero comparto nazionale del Turismo e che sempre più è in grado di intercettare i nuovi desiderata dei viaggiatori internazionali e del ceto medio italiano che sceglie gli affitti brevi come forma di integrazione del proprio reddito” ha spiegato Marco Celani, presidente AIGAB-associazione italiana gestori affitti brevi.

Anche la Lega Nord, attraverso una nota del suo dipartimento economico, ha espresso dubbi sulla nuova interpretazione: “Esprimiamo perplessità sulla norma che impone l’obbligo di identificazione fisica dei clienti ai titolari di strutture che offrono affitti brevi. La sicurezza deve essere tutelata, ma l’identificazione a distanza che offre garanzie, non va confusa con il semplice invio di una fotocopia. In molti contesti, compresi quelli delle aree interne, l’identificazione a distanza permette di tenere in vita strutture che altrimenti dovrebbero chiudere. Chiediamo maggiore attenzione su una misura che rischia di alimentare il nero e di penalizzare ulteriormente il diritto di proprietà”.

Autore

  • Domenico Palladino è editore, consulente marketing e formatore nei settori del turismo e degli eventi. Dal 2019 è direttore editoriale di qualitytravel.it, web magazine trade della travel & event industry. Gestisce inoltre i progetti editoriali di extralberghiero.it, dedicato agli operatori degli affitti brevi, storytravel.org, sul turismo cinematografico, e cicloturismo360.it, per gli amanti del turismo su due ruote. Laureato in economia aziendale in Bocconi, indirizzo web marketing, giornalista dal 2001, ha oltre 15 anni di esperienza nel travel. Dal 2009 al 2015 è stato web project manager del magazine TTG Italia e delle fiere del gruppo. Dal 2015 al 2019 è stato direttore editoriale di webitmag.it, online magazine di Fiera Milano Media dedicato a turismo e tecnologia. Ha pubblicato per Hoepli il manuale "Digital Marketing Extra Alberghiero" (2019).

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