Lorenzo Pireddu, General Manager Uber Italia, ha scritto una lettera aperta agli iscritti italiani al servizio per protestare contro le nuove norme in discussione da parte del governo che potrebbero penalizzare notevolmente il lavoro degli NCC e contro cui le associazioni di categoria hanno in previsione uno sciopero a Roma il prossimo 25 marzo per protestare contro l’obbligo del Registro elettronico nazionale e contro la norma che vorrebbe un intervallo di 60 minuti tra un servizio e l’altro, con obbligo di rientro in rimessa.

La lettera aperta del General Manager di Uber

Pireddu scrive: “Per leggere questa lettera impiegherete circa 2 minuti, forse tra qualche mese per prendere un Uber in Italia dovrete impiegarne 60. Rispondendo ad un semplice problema – come posso spostarmi dal punto A al punto B in modo facile e immediato? – negli ultimi 15 anni abbiamo cambiato il modo in cui le persone si muovono nelle città di tutto il mondo. Siamo presenti in oltre 15 città italiane perché spostarsi con Uber non deve essere un privilegio di New York, Parigi, Milano o Roma. Dopo le berline nere degli NCC abbiamo aperto il servizio anche ai taxi perché non siamo qui per dividere, ma per innovare. Da italiani ci siamo rassegnati a code infinite e a non trovare una corsa quando ci serve. Il nostro Governo sembra però non voler risolvere la situazione, ma addirittura andare nella direzione opposta a quello che serve ai cittadini. Il tempo di attesa medio per una corsa Uber in Europa è di 5 minuti, ma secondo una nuova legge che potrebbe entrare in vigore tra qualche mese il tempo obbligatorio di attesa in Italia per un utente sarà di 60 minuti. Perché a Roma o Milano le persone devono aspettare 55 minuti in più per la corsa rispetto a Parigi o Madrid? Gli italiani meritano di più. Meritano di vivere in città meno trafficate e con maggiori, non minori, opzioni di mobilità. La mia domanda, quindi, è molto semplice: dove vogliamo andare?

Le ragioni delle proteste degli NCC

Le proteste sono dovute al fatto che Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) sta procedendo con l’attuazione delle normative previste nel 2019 dall’allora ministro Toninelli, rivolte al settore del noleggio con conducente. Tali normative, secondo le associazioni rappresentative, beneficerebbero unicamente i tassisti. Tra le norme contestate vi è l’introduzione del “Ren”, ovvero il registro elettronico nazionale. Gli Ncc evidenziano come problematica la connessione di questa norma al documento elettronico che impone la registrazione dettagliata dell’itinerario richiesto dal cliente, includendo orari specifici.

Viene inoltre criticata la norma che imporrebbe un intervallo di un’ora tra un servizio e l’altro e l’obbligo per gli autisti di fare ritorno alla base dopo aver completato un servizio. Secondo Giulio Aloisi di Anitrav, tale proposta è non solo contraria ai principi ecologici, ma limiterebbe anche la capacità degli autisti di operare su tutto il territorio nazionale, come loro consentito. Inoltre, la normativa di fare rientro alla base, già respinta dalla Corte Costituzionale, costringerebbe gli autisti a spostamenti inutili. Le associazioni dei tassisti sostengono che un servizio Ncc dovrebbe limitarsi all’area di rilascio della licenza, un concetto rifiutato da Anitrav, che ricorda come gli autisti siano autorizzati a lavorare in tutto il territorio nazionale.

Ulteriormente, il Mit propone di vietare qualsiasi forma di intermediazione, una mossa che, secondo le associazioni, escluderebbe dal mercato agenzie di viaggio, alberghi e piattaforme come Uber, restringendo così l’ambito di operatività degli Ncc. Aloisi commenta che l’intento sarebbe quello di soffocare il settore con la burocrazia. In particolare, una violazione delle norme proposte potrebbe comportare una sospensione dell’attività dell’autista per due mesi,

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