Si è svolto a Milano presso la sala conferenze di Palazzo Reale, in data 16 Febbraio, il seminario dal titolo “Nuove economie urbane e impact investing: riflessioni a partire dal crowdfunding civico di Milano”.
Organizzato da Milano Smart City in collaborazione con Eppela, il seminario ha portato l’attenzione sui diversi soggetti operanti e le diverse tipologie di approccio al mondo dell’impact investing, ossia fare impresa nel campo dei bisogni sociali.
L’approccio presentato dal Comune di Milano è quello del crowdfunding. 16 progetti ideati per la cittadinanza sono stati valutati direttamente dai cittadini tramite la piattaforma online di Eppela, per poi, in un passaggio successivo, ottenere finanziamenti con donazioni di private e aziende per oltre 330 mila euro. Una somma di quasi pari valore è stata messa a disposizione dallo stesso Comune di Milano.
Tra le imprese che hanno ottenuto finanziamento citiamo Medicienema, azienda che porta pellicole negli ospedali per contribuire alla cura non solo fisica dei pazienti, Facciamo Festa alla Mafia, impresa che gestisce vicino all’Abbazia di Chiaravalle un terreno confiscato alla Mafia per concerti, eventi, attività laboratoriali e coltivazioni, o Gallab, progetto che nel quartier gallaratese di Milano ha recuperato gli spazi di una falegnameria dismessa per consegnarla alla cittadinanza.
Ci sono progetti che riguardano da vicino anche il mondo delle aziende, come So Lunch, applicazione che durante la pausa pranzo, mette in contatto i lavoratori con chi cucina da casa.
Nel corso della successiva tavola rotonda moderata dalla giornalista Alessia Maccaferri de Il Sole 24 Ore, sul tema dell’impact investing si sono confrontati anche alcuni docenti universitari, imprenditori e rappresentanti di istituti di credito.
Ermenegildo Russo di Banca Etica, definisce “una goccia nel mare” l’istituito nato nel 1999 grazie ai contribuiti di cittadini e imprese con l’obiettivo di finanziare progetti in grado di portare benefici per la società. “Fossimo nati oggi – prosegue Russo – avremmo probabilmente adottato come sistema di finanziamento quello del crowdfunding online, anche se, il legame con il territorio, fondamentale per la nostra nascita, è altrettanto importante”.
Che Banca Etica sia una goccia nel mare lo confermano i numeri citati da Mario Calderini, Professore ordinario di Social Innovation presso il Politecnico di Milano. “L’impact investing – afferma – rappresenta l’1% delle intere transazioni finanziarie nazionali. Da qui al 2020 sono previste aste per 25 miliardi di euro. Segnali incoraggianti arrivano però da due dei principali istituti come Fondazione Cariplo e Intesa SanPaolo, che stanno investendo con sempre maggiore intensità in settori come innovazione sociale e welfare”.
“Se le banche hanno già compreso l’importanza di investire in questo tipo di progetti, assicurazioni e fondi pensionistici sono solo all’inizio e andrebbero coinvolti maggiormente. Per facilitare investimenti privati le pubbliche amministrazioni dovrebbero però migliorare gli strumenti di misurazione”.
Per farlo, conferma Giovanni Tosti, Professore di Management delle Amministrazioni all’Università Bocconi, sarebbe necessario ripensare il rapporto tra le PA e le noprofit. Il che non significherebbe esclusivamente tassare attività che oggi sfuggono dai censimenti, come quelle delle badanti per esempio, ma anche mettere i Comuni nelle condizioni di contribuire fattivamente a queste spese”.
Ivana Paisi, Professore Associato di Sociologia Economica all’Università Cattolica afferma che tramite crowdfunding in Italia sono stati raccolti 100 milioni di euro nell’anno appena trascorso. Cifra importante ma irrisoria soprattutto se confrontata con quanto accade nei paesi anglosassoni. In Italia – continua Paisi – sono presenti innumerevoli piattaforme di crowdfuning, forse troppe. Bisognerebbe valorizzare maggiormente il rapporto territoriale vista anche l’arretratezza nell’utilizzo del digitale che ancora persiste in Italia”.
Insomma tanta teoria fino al momento in cui a prendere la parola è Lorenzo Allevi, co founder di Oltre Venture. La società, attiva dal 2006 nel settore dell’impact investing con specializzazione nel venture capital, canalizza risorse finanziarie verso iniziative innovative ed efficienti e offrendo agli imprenditori competenze manageriali e finanziarie.
In 10 anni Oltre Venture ha raccolto oltre 30 milioni di euro. “Il nostro modus operandi – afferma Allevi – consiste nel reperire prima le risorse economiche private per poi, in un secondo momento, rivolgersi alla pubblica amministrazione” che solo in questo modo può essere tutelata nell’investimento di soldi pubblici.
“Bisogna creare un ecosistema che coinvolga chi vuole fare impresa nell’impact investing come i business angels, aziende disposte pronti via a investire dai 20 ai 30 mila euro a fondo perduto”. Ovviamente anche il pubblico riveste un ruolo fondamentale in questo sistema. “L’Europa già oggi mette a disposizione fondi per i business angels ma anche per le startup che escono dagli incubatori. I paesi anglosassoni sono avanti rispetto a noi ma Milano è matura per creare un’infrastruttura di tale livello e accrescere il peso dell’Italia nel settore dell’impact investing”, nuova e imprescindibile frontiera per il futuro.