Una quota di italiani pari al 70,5% (+26,6% in confronto al 2019), un tasso di occupazione di +6 punti percentuali rispetto all’offerta ricettiva italiana e un indice di fiducia di 85 punti su 100 nei servizi offerti dalle strutture all’aria aperta: sono i trend in positivo sul comparto dell’open air rilevati dalla quarta edizione dell’Osservatorio del Turismo Outdoor a firma Human Company, gruppo fiorentino leader in Italia nell’ospitalità open air, realizzato in collaborazione The Data Appeal Company, società specializzata in data science e intelligenza artificiale.

Frutto di un’analisi di circa 2.000 strutture in Italia (18,5% villaggi e 81,5% campeggi) per un totale di oltre 130mila contenuti online (come recensioni, giudizi, commenti, punteggi) raccolti dal 1. gennaio al 31 agosto 2020 e di 226mila offerte sulle principali Online Travel Agencies (Booking.com, Expedia, Google, Hotels.com, TripAdvisor, ecc.) da parte di 1.918 strutture ricettive outdoor dal 22 giugno al 20 settembre 2020, il report nasce con l’obiettivo di tracciare un bilancio dell’open air nella prima stagione di convivenza con il Coronavirus. Un consuntivo che, pur nelle profonde difficoltà che hanno segnato l’industria del turismo a livello mondiale, confermano la crescita registrata negli ultimi anni dal comparto dell’ospitalità all’aria aperta in Italia che quest’anno, complici la voglia di tornare a viaggiare in modo più consapevole e sicuro, la riscoperta del turismo di prossimità e di contatto con la natura, ha spinto sempre più connazionali a scegliere l’outdoor come alternativa valida per vacanze made in Italy sicure e di qualità.

La domanda outdoor

Partendo dalla fortissima correlazione tra i contenuti della ricettività e i flussi turistici e dal monitoraggio della ricettività outdoor sulle OTA, i dati rilevati e analizzati hanno permesso di delineare un primo scenario di impatto Covid-19 sull’outdoor italiano.

In generale l’estate della ricettività in Italia ha visto la mancanza di un turista su due, dovuta prevalentemente alla sofferenza della città d’arte, su cui pesano l’assenza dei visitatori di lungo raggio e la scarsità di fiducia di tutti gli altri, essendo state luogo di elezione del contagio di un virus che nasce e corre tra gli agglomerati urbani. In questo scenario l’outdoor è riuscito a contenere le perdite estive registrando una flessione molto più contenuta, confermando la tendenza: ovvero che la domanda, prevalentemente domestica, ha una risposta decisamente migliore nell’offerta outdoor rispetto ad altre tipologie di offerta ricettiva (hotel, b&b, affitti brevi, agriturismo, ecc.).

Se il prezzo medio è in linea con il resto del ricettivo (125 euro a testa), nel caso dell’ospitalità all’aria aperta cresce il tasso di occupazione, superiore di 6 punti percentuali (19,8%), confermando una preferenza per l’outdoor più alta della media. L’analisi delle rilevazioni sotto data, inoltre, indica un’alta quota di invenduto, che si è risolta solo con vendite molto a ridosso della partenza e tendenzialmente al prezzo più basso offerto sulle OTA. Unica eccezione il Ferragosto, in linea con quello che si è registrato sull’intera ricettività italiana.

Quanto alla provenienza degli ospiti risulta una completa trasformazione dei mercati di riferimento: mentre si assiste a una grande espansione del turismo domestico che passa da una quota del 43,9% nel 2019 al un più consistente 70,5% segnando così una crescita di 26,6 punti percentuali, i mercati esteri hanno tutti il segno negativo. Tra gli europei, solo svizzeri (-0,6%), olandesi (-1,2%) e tedeschi (-1,4%) indicano le flessioni più deboli. Le perdite maggiori arrivano in particolare da Francia (-2,6%) e Polonia (-2,5%).

Dalle tipologie di ospiti si evidenzia un incremento significativo della quota delle famiglie, che segnano +5,7 punti percentuali passando dal 61,7% al 67,4% mentre sono in decrescita tutte le altre: 20,6% coppie (-3,5%), 9,9% amici/gruppi (-1,4%), 1,6% singoli (-0,8%).

Contenuti e Sentiment

Attraverso l’indagine della presenza digitale dell’offerta outdoor, l’Osservatorio ha rilevato un numero di contenuti online per struttura (68) superiore alla media della ricettività italiana (51), identificando questo comparto come uno di quelli che contribuisce in maniera più importante alla reputazione di una destinazione. Il sentiment, ovvero l’indice che sintetizza il grado di soddisfazione da parte dei visitatori, è buono, attestandosi a 83,9 punti su 100, in particolare grazie ai campeggi che registrano un sentiment più elevato (84,2 punti) dei villaggi (82,8 punti).

La lettura dei contenuti permette di evidenziare punti di forza e debolezza dell’offerta di turismo outdoor, così come percepita e vissuta dai propri ospiti. Tra i temi più menzionati l’atmosfera, l’accoglienza, i servizi, la pulizia e la sicurezza, tema quest’ultimo che ha rilevato un aumento significativo con conseguente risposta degli operatori che hanno messo in atto una serie di misure e protocolli a garanzia della salute e dell’igiene di spazi comuni e alloggi.

Entrando nel merito di un focus regionale, l’Osservatorio ha permesso di confrontare gli andamenti delle singole realtà locali per evidenziare le differenze territoriali in termini di peso sull’outdoor italiano e sul relativo gradimento. Secondo i dati raccolti, le quote più rilevanti di contenuti si concentrano in Veneto (21,4%) e in Toscana (20,3%). Alla Valle d’Aosta va il livello di gradimento più alto (89,5 punti), seguita da Trentino (88,7 punti) e Alto Adige (88 punti). La Basilicata è la regione a registrare la variazione più alta rispetto allo stesso periodo del 2019, portando l’indice di gradimento a 82 punti (+4,3%).

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