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Negli ultimi anni, il turismo ha riaffermato il suo ruolo strategico nell’economia italiana, registrando numeri da record e confermandosi come uno dei motori principali della crescita nazionale. I dati più recenti relativi al 2024 evidenziano un aumento complessivo delle presenze turistiche del +2,5% rispetto al 2023, con un risultato che assume una portata storica: l’Italia conquista il secondo posto in Europa per numero di presenze, superando la Francia e posizionandosi subito dietro la Spagna.

Il dato più rilevante riguarda la componente estera: sono infatti i turisti stranieri a trainare questa crescita, con un incremento costante di arrivi e pernottamenti lungo tutta la Penisola. Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Francia e paesi asiatici come la Cina e il Giappone hanno contribuito in maniera significativa, spinti da una crescente voglia di viaggiare e dalla rinnovata attrattività dell’Italia nel panorama internazionale. Le città d’arte come Roma, Firenze e Venezia rimangono capisaldi assoluti, ma a sorprendere è anche la crescita esponenziale del turismo nei borghi, nei territori rurali, nelle aree montane e lungo le coste meno conosciute. L’Italia dimostra di saper intercettare non solo la domanda tradizionale, ma anche quella più recente, legata a esperienze autentiche, sostenibili e personalizzate.

Ricordo che il turismo rappresenta oggi circa il 13% del PIL nazionale, considerando l’indotto diretto e indiretto, e offre lavoro a circa 4 milioni di persone, tra occupazione diretta e filiere collegate (ristorazione, trasporti, cultura, artigianato). Si tratta di un settore trasversale, che tocca molteplici ambiti produttivi e che ha dimostrato una resilienza straordinaria, anche di fronte a sfide epocali come la pandemia. Il suo contributo è stato essenziale per la ripresa economica post-Covid e continua ad essere un settore chiave per la crescita futura, grazie anche agli investimenti provenienti dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che destina fondi consistenti alla digitalizzazione, alla sostenibilità e alla valorizzazione del patrimonio turistico-culturale.

Ma quali sono stai i fattori che hanno portato a questo boom recente?

  • Diversificazione dell’offerta: accanto alle mete tradizionali, si sono sviluppati nuovi segmenti come il turismo enogastronomico, quello naturalistico, sportivo, religioso e wellness.
  • Strategie di promozione mirate: si è assistito a un potenziamento delle campagne pubblicitarie all’estero puntando su mercati ad alta capacità di spesa.
  • Miglioramento della qualità dei servizi: molti operatori del settore hanno investito in strutture ricettive di alta gamma, innovazione tecnologica e formazione del personale. Purtroppo rimane una fetta dell’imprenditoria alberghiera che ostinatamente non reagisce a questa evoluzione che ha segnato un cambio di passo nella gestione dell’ospitalità.
  • Sostenibilità: l’Italia si è distinta anche per l’impegno nella promozione di modelli turistici più sostenibili, favorendo forme di turismo lento e responsabile.

Nonostante i successi, il settore turistico italiano deve affrontare alcune sfide importanti, prima tra tutte, la necessità di gestire i flussi turistici in modo equilibrato per evitare fenomeni di overtourism nelle aree più popolari e, al contempo, promuovere la crescita nelle zone meno conosciute, inoltre, la competitività internazionale richiede un continuo aggiornamento dell’offerta, sia in termini infrastrutturali sia nella capacità di intercettare nuove tendenze (come il turismo digitale, i viaggi esperienziali, il bleisure travel – “business travel” e “leisure” quale combinazione di viaggi per affari e svago).

A mio avviso le azioni da sostenere, sono:

  • La destagionalizzazione, per distribuire i flussi turistici durante tutto l’anno;
  • Il rafforzamento dell’offerta nelle aree interne, lontane dai grandi circuiti turistici tradizionali;
  • La formazione continua, per garantire standard qualitativi elevati in un mercato sempre più esigente e globalizzato;
  • La gestione intelligente dei flussi, soprattutto nelle città d’arte, dove la pressione turistica rischia di compromettere la qualità della vita dei residenti e l’integrità del patrimonio.

Un altro tema cruciale è quello della sostenibilità: il turismo del futuro sarà sempre più giudicato in base al suo impatto ambientale, sociale ed economico. L’Italia, forte del suo patrimonio unico, ha tutte le carte in regola per diventare un modello di sviluppo turistico responsabile. Il turismo italiano non è solo una questione di numeri: è un patrimonio vivente, una leva economica strategica e un simbolo della nostra identità culturale.

Il record delle presenze turistiche nel 2024 non rappresenta un traguardo finale, ma piuttosto un nuovo punto di partenza e per consolidare questo ruolo di leadership, l’Italia dovrà continuare a investire in qualità, innovazione, sostenibilità e promozione, valorizzando le proprie eccellenze e mantenendo viva quella capacità di incantare il mondo che da secoli ci contraddistingue.

Autore

  • Mino Reganato si occupa di gestione del management e del marketing di strutture ricettive e tour operator da lungo periodo, vantando numerose esperienze in diverse località nazionali ed internazionali.  Amministratore di società operanti nel settore turistico-alberghiero ed in campo associativo nella sua lunga carriera ha partecipato a numerosi progetti per il destination management territoriale, disciplina di cui è anche formatore oltre ad aver ricevuto diversi premi nel settore turistico-alberghiero. Scrive articoli di approfondimento relativi al settore turistico e alberghiero per il suo blog Hotel & Tourism Management Group e occasionalmente per alcune testate giornalistiche online.

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