Il 14 novembre è la Giornata mondiale del diabete e l’accesso alle cure è il tema di questa ricorrenza perché ancora troppe persone non riescono ad avere a disposizione farmaci, tecnologie e screening per prevenire le complicanze. Basti pensare agli Stati Uniti dove nei giorni scorsi un fake tweet che prometteva insulina gratuina ha causato il crollo in Borsa di una società farmaceutica che la sintetizza, la Ely Lily. In Italia il diabete si traduce in un elevato costo per il SSN (l’8% del budget) per una spesa complessiva di 2.800€ a paziente, per una malattia che colpisce ogni anno 422 milioni di persone nel mondo con 1,5 milioni di decessi direttamente attribuiti.

L’OMS distingue due forme principali di diabete: il diabete mellito di tipo 1 e il diabete mellito di tipo 2, alle quali si aggiungono il diabete gestazionale o gravidico e altre forme meno comuni. In caso di diabete di tipo 1, la produzione di insulina viene soppressa oppure risulta notevolmente ridotta a causa della distruzione delle cellule beta ad opera del sistema immunitario. Nel diabete di tipo 2, invece, l’insulina non viene prodotta in quantità sufficiente per soddisfare le necessità dell’organismo (in questo caso si parla più esattamente di deficit di secrezione di insulina), oppure non agisce in maniera soddisfacente (insulino resistenza). La forma di diabete più diffusa è la 2 che interessa maggiormente la popolazione adulta e ha tra le cause il sovrappeso che, a sua volta, è riferibile a una alimentazione scorretta e a poco movimento. Insomma, ingloba i mali della nostra società. Il diabete di tipo 1 è invece una malattia autoimmune e di solito si manifesta nei primi 10/20 anni di vita.

Condiziona seriamente gli stili di vita ma con controlli continui, somministrazione di insulina in funzione degli zuccheri e le ultime tecnologie (microinfusori e pancreas artificiali) si riesce a condurre una vita normale. La scuola riveste un ruolo fondamentale nella gestione di questa malattia ed è importante formare gli insegnanti su come gestire i bambini con diabete 1 (e, al contrario di quanto si potrebbe pensare, è molto raccomandato lo sport per chi soffre di questa patologia perché stabilizza il metabolismo).
Sono ancora molti i luoghi comuni che riguardano questa malattia, molto spesso associata ai bambini e al consumo di dolci e per questo, quando lo scorso maggio Lila Moss (figlia della modella Kate Moss) si è presentata alla serata inaugurale del MET a New York indossando un abito trasparente che metteva in risalto un sensore per il controllo del diabete, si è plaudito al suo coraggio. Lei stessa ha affermato: “Ho delle compresse da prendere se gli zuccheri nel mio sangue si abbassano” e, spiega mostrando un apparecchio per il monitoraggio, “ho questo, che controlla un microinfusore che ho sulla gamba che eroga l’insulina, perché sono diabetica. È molto importante averlo sempre con me”
“E’ importante sfatare i pregiudizi che vedono nei dolci il male assoluto. In realtà lo zucchero si trova in moltissimi alimenti (anche quelli “per diabetici”), bisogna imparare a gestirlo e ad alimentarsi in modo corretto” afferma Stefano Nervo, Presidente di Diabete Italia, partner ufficiale della Giornata Mondiale del Diabete 2022 in Italia.

QUANTO COSTA CURARE IL DIABETE

E’ fondamentale agire sulla prevenzione (in particolar modo per il Diabete Mellito tipo 2) perché l’impatto della malattia dal punto di vista clinico, sociale ed economico sul SSN e sui servizi regionali è molto importante: basti pensare che la riduzione di aspettativa di vita nella persona con diabete non in controllo metabolico è di 7-8 anni, il 60% almeno della mortalità per malattie cardiovascolari è associata al diabete, il 38% delle persone con diabete ha insufficienza renale che può portare alla dialisi, il 22% delle persone con diabete ha retinopatia, il 3% delle persone con diabete ha problemi agli arti inferiori e piedi. Il 32% dei soggetti è in età lavorativa (20-64 anni) con prevalenza del 10% fra le persone di 50-69 anni. Tutto ciò comporta l’8% del budget SSN assorbito dal diabete con oltre 9,25 miliardi di euro di soli costi diretti (quelli dovuti alla spesa per farmaci, prestazioni ambulatoriali, diagnostica e ricoveri), a cui ne vanno aggiunti altri 11 di spese indirette (assenza dal lavoro, diminuzione di produttività, ecc..). Specificando meglio, un paziente diabetico in un anno consuma risorse del SSN per circa 2.800 euro che sono il doppio rispetto ai pazienti non diabetici. Il 90% dei costi è attribuibile al trattamento delle complicanze e comorbilità, soprattutto per le ospedalizzazioni, mentre solo il 10% è assorbito dalla gestione del problema metabolico. E questi costi aumentano se il paziente non viene trattato in maniera adeguata e tempestiva perché magari non ha un pronto e facile accesso ai servizi sanitari oppure perché non assume con regolarità le terapie prescritte.
“Attraverso questo scenario il diabete rappresenta chiaramente un esempio paradigmatico di patologia cronica la cui condizione spesso polipatologica richiede una gestione multidisciplinare complessa. La recente pandemia ha aperto gli occhi su tutto ciò in maniera drammatica stimolando la creazione del PNRR con risorse dedicate a curare questa malattia. Agli investimenti strutturali previsti dovranno però seguire nuovi modelli organizzativi che garantiscano una migliore gestione ed integrazione col territorio. Nel diabete di tipo 1 sono fondamentali una rapida e precoce diagnosi
(tanta sete e tanta pipì i campanelli d’allarme) e un monitoraggio attento attraverso gli ultimi strumenti tecnologici a disposizione che cambiano la vita dei pazienti. Nel diabete di tipo 2 è invece fondamentale promuovere la prevenzione della malattia e diventa indispensabile realizzare una completa integrazione tra specialisti e medici di famiglia sul territorio, oltre a garantire l’accesso agli screening sulle complicanze della malattia”, osserva Stefano Nervo, Presidente di Diabete Italia, partner ufficiale della Giornata Mondiale del Diabete 2022 in Italia.

I NUMERI DEL DIABETE IN ITALIA E NEL MONDO

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la prevalenza del diabete mellito è in costante aumento negli ultimi decenni, in particolare il diabete tipo 2 che rappresenta circa il 90% dei casi. Il diabete tipo 1, invece, insorge, di solito, in giovane età e l’unico trattamento possibile è quello con insulina. Nella Regione europea dell’OMS, quasi 62 milioni di persone convivono con il diabete. La prevalenza di questa malattia è in crescita in tutta la Regione, arrivando, in alcuni Stati, a tassi del 10-14%. Nel 2021, in Europa, oltre 1,1 milioni di decessi sono stati causati dal diabete, che rappresenta la quarta causa di morte nell’Unione Europea. Secondo i dati ISTAT 2020, la prevalenza del diabete diagnosticato in Italia è di circa il 5,9% (5,9% negli uomini, 5,9% nelle donne) pari a oltre 3,5 milioni di persone, con un trend in lento aumento negli ultimi anni. La prevalenza aumenta al crescere dell’età fino a un valore del 21% nelle persone con età uguale o superiore a 75 anni. Esiste una forbice molto ampia tra le regioni dove si passa dal 3% della provincia Bolzano al 7- 8% della Calabria. I dati ISTAT relativi all’attività fisica dimostrano che le Regioni con più alta sedentarietà segnalano un maggior numero di casi.
“Bisogna ricordare che una diagnosi precoce del diabete di tipo 2 (silente e non dando sintomi la diagnosi è spesso eseguita a seguito del manifestarsi delle complicanze, quando cioè è troppo tardi) aiuta a mantenere una vita piena senza privazioni una volta che si è imparato a gestire la malattia. Esiste un rapido questionario per valutare se si è “persona a rischio” e chiedere quindi al proprio medico di eseguire l’esame dell’emoglobina glicata per identificarla precocemente. prosegue Nervo.

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