Mentre molti di noi stanno ancora arrovellandosi il cervello per cercare di capire l’industria 4.0, manco fosse un nuovo modello di smartphone, IBM punta dritta verso l’industria 5.0.
Lo fa con Watson, sistema di intelligenza aumentata o cognitive computing in grado di rispondere a domande espresse in linguaggio naturale, sviluppata dal team di ricerca di Roberto Ferrucci, presentato ufficialmente sul mercato italiano, dopo l’exploit del Salone del Mobile, nel corso del Watson Summit Italia 2017, evento durato otto giorni presso i vecchi caselli daziari dell’Arco della Pace di Milano.
Le applicazioni Watson
Nel corso del summit tramite un visore è stato illustrato agli ospiti cosa significa trovarsi nel mezzo di un attacco informatico e come l’applicazione di princìpi e tecnologie di cognitive computing all’ambito della sicurezza, rappresenta una nuova frontiera per la lotta al cybercrime.
Ma le applicazioni di Watson sono infinite: dal febbraio 2013 il software è stato impiegato per processi decisionali legati alla cura del cancro, nel 2014 sono stati investiti oltre 100 milioni di dollari per la risoluzione di problemi di sviluppo dell’Africa.
Ma gli sviluppi riguardano moltissimi settori: informativo per studenti e ricercatori, per indagini di mercato attraverso l’analisi dei big data, per la generazione di ricette culinarie, a supporto dei venditori grazie a una piattaforma che fornisce suggerimenti in rete ai clienti, per dare consigli alla persone su come migliorare la propria salute, per aiutare le compagnie energetiche a restare nei limiti dei regolamenti o come chatbot per consentire ai giocattoli di conversare con i bambini
Anche il mondo degli alberghi ha beneficiato del software Watson grazie a GoMoment, che fornisce allo staff degli hotel dei metodi per rispondere rapidamente alle domande degli ospiti: grazie all’analisi del linguaggio naturale è infatti in grado di smistare le domande fatte dai clienti al reparto dell’hotel più adatto.
Il futuro dell’Industria 4.0
Il momento è ora. Il momento per le aziende italiane di investire nell’industria 4.0 e nell’Internet of Things.
Perché il PIL cresce solo dello 0,9%, perché le aziende manifatturiere italiane che vendono online sono 40 mila contro le 200 mila francesi, e perché il Piano Calenda per l’Industria Nazionale 4.0 sarà con ogni probabilità supportato anche dalla prossima legge finanziaria.
Lo dicono anche le imprese italiane, recentemente intervistate per una survey condotta da Digital360 Research, da cui emerge – come spiegato da Andrea Rangone, CEO di Digital360 – che circa il 35% del campione intervistato è in cammino o in fase di attacco verso l’Industria 4.0.
“Il percorso di innovazione e di trasformazione potrà durare anche qualche anno – come afferma Stefano Rebattoni, GM GTS di IBM Italia – ma se non si inizia ora il rischio è che le imprese ‘belle addormentate’ continuino a perdere spazio rispetto ai cosiddetti disruptor”.
Verso l’industria 5.0
Se da una parte IBM in partnership con CISCO incoraggia a investire nell’industria 4.0 premettendo però che la trasformazione necessita di partnership di qualità in grado di avvicinare sempre più il mondo dell’Operation Technology (aspetti produttivi e di fabbrica) ) a quello dell’Information Technology (piattaforme informatiche per le infrastrutture e le applicazioni), dall’altra punta dritta verso l’industria 5.0.
Per Rebattoni l’equazione è semplice Industria 4.0 + IBM Watson = Industria 5.0. Tutto grazie al cognitive computing.