Secondo l’ultima edizione del Libro bianco di Kantar Media, leader mondiale nel media intelligence, Facebook vanta più di 1,7 miliardi di utenti attivi. E questa è solo la punta dell’iceberg.

Nel 2013 la generazione più giovane stava iniziando a ignorare in massa Facebook, perchè visto “poco cool”. Mark Zuckerberg rispose allentando il legame tra la piattaforma e l’etichetta Facebook, un’efficace “unbranding” in forza del quale le acquisizioni – Instagram, WhatsApp e Oculus VR ProGeo OY – hanno continuato a funzionare come applicazioni autonome, senza alcuna apparente connessione con Facebook. L’idea era quella di diversificare, e ha funzionato.

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Nel mondo digitale però, le cose possono cambiare alla velocità di un click. Infatti Snapchat nel frattempo è divenuto anch’esso un gigante, anche se i suoi utenti sonò solo il 20% di quelli di Facebook.

Secondo l’ultimo studio ‘Infinite’, Facebook (compreso Messenger) rimane la piattaforma social più popolare tra gli americani tra i 12 e i 24 anni, col 32% della popolazione degli Stati Uniti che dichiara di utilizzarlo regolarmente. Snapchat è secondo con il 26%, ma non sta perdendo tempo, si sta riposizionando come produttore di fotocamere e si sta diversificando al di là della sua app di punta (come Facebook). Il Ceo Evan Spiegel ha lanciato una proposta in un recente post sul blog: «Adesso che stiamo sviluppando ulteriori prodotti, come ad esempio gli occhiali da vista, abbiamo bisogno di un nuovo nome che però non ci faccia perdere l’identità di brand». Per cui prepariamoci, perché fra breve Snapchat potrebbe non chiamarsi più così e crescere esponenzialmente.

Pinterest è ormai un “catalogo di idee”, più che un social network. E anche Twitter è su quella strada.

Sono diverse le strade che i social potrebbero intraprendere nel futuro immediato: la fusione con piattaforme già esistenti (vedi Linkedin acquisita da Microsoft), la diversificazione (Facebook o Snap), chissà cos’altro. Una cosa è certa: stanno divenendo realtà imprescindibili per tutti, meeting industry inclusa, che deve rassegnarsi al fallimento degli eventi ibridi così com’erano stati concepiti cinque-sei anni fa.

Ma chi s’illude di primeggiare a furia di hashtag o di segmentazione d’utenti si rassegni a fallire pure lui. Ci vuole di più, molto di più. Per capire cosa, sarà bene iniziare a osservare le macro-tendenze e sforzarsi di guardare oltre.

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