La nuova bozza del DDL affitti brevi è stata accolta con un plauso generale dalle associazioni del mondo alberghiero che hanno viste riconosciute diverse delle loro osservazioni dei mesi scorsi, diversi distinguo sono invece arrivati dalle associazioni che rappresentano gli affitti brevi, a cominciare da Aigab, associazione italiana gestori affitti brevi: “La nostra opinione – spiegano in una nota – è che siamo in presenza di un testo peggiorativo rispetto alla prima bozza del ddl locazioni turistiche messa a punto dal Ministero del Turismo. Di fatto sono state accolte richieste del mondo alberghiero volte a introdurre limitazioni attraverso complessi adempimenti relativi agli immobili (assoggettamento alle norme antincendio, introduzione nelle case di rilevatori di monossido di carbonio), incomprensibili restrizioni dirette volte a rendere meno conveniente il ricorso a questo strumento (come quelle del minimum stay, quindi possibilità di affittare una casa solo soggiornando almeno due notti) o rendere più complicata la vita del proprietario (costringendolo a diventare imprenditore nel caso abbia 3 o più immobili, mentre prima la soglia era di 5). Positivo, come abbiamo invocato più volte, che il ddl centralizzi con l’introduzione sacrosanta del CIN nazionale e demandi ai sindaci, che non avranno alcuna autonomia su ulteriori limitazioni, l’onere dei controlli. Queste misure avranno come conseguenza negativa un minor gettito per l’Agenzia delle Entrate e, a causa della diminuzione del prodotto, meno offerta per i viaggiatori spinti verso gli hotel”
Per AICA – Confindustra alberghi il disegno di legge presentato dal Ministero del Turismo è invece un importante nuovo passo in avanti per regolamentare il fenomeno degli affitti brevi che negli ultimi anni è proliferato in modo incontrollato. La banca dati e il codice unico identificativo nazionale sono strumenti di trasparenza dell’offerta a tutela delle imprese e dei consumatori e proprio il CIN ha un’importanza fondamentale perché è prevista la sua esposizione anche e soprattutto sulle piattaforme on-line.Bene l’introduzione di alcuni elementi a tutela del cliente quali la prevenzione incendi e il rispetto dei requisiti igienico sanitari così come il regime fiscale che affronta una delle criticità più sollecitate dai settori più tradizionali.
“Ci fa piacere che molte delle nostre richieste presentate nel corso degli incontri con il Ministero del Turismo siano state recepite ed accolte. Un importante tassello si è aggiunto al quadro della regolamentazione del mercato. Non siamo contro nuove e alternative modalità di accoglienza, quello che più ci interessa è che chiunque operi nel mercato dell’ospitalità turistica agisca nel pieno delle regole e sia sottoposto ad un regime fiscale coerente con l’attività svolta.” – dichiara Maria Carmela Colaiacovo, Presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi – Pur comprendendo le ragioni espresse in queste ultime ore da alcuni Comuni, è importante che i tempi per l’approvazione del disegno di legge siano veloci per ristabilire in tempi brevi l’equilibrio tra attività delle imprese e le comunità residenti. In molti casi abbiamo assistito ad un vero e proprio svuotamento dei centri storici e l’auspicio è che queste località possano tornare ad essere popolate dai propri abitanti”.
Federalberghi Roma, invece, apprezza l’impegno del Ministro del Turismo Santanché nel modificare il testo originario del DDL sugli affitti brevi e la sua capacità di ascolto delle categorie, ma ritiene che il provvedimento necessiti di alcuni indispensabili emendamenti. L’associazione chiede di portare il numero minimo di notti, il cosiddetto minimum stay, da 2 a 3 – oppure imporre il cambio di destinazione da abitativo a commerciale con tutta la normativa e la tassazione che ne consegue – e, sulla scia di quanto statuito recentemente a New York, va tassativamente stabilito che sia possibile affittare solo se l’host vive nell’appartamento.
“E’ molto importante,” ha sottolineato il Presidente di Federalberghi Roma Giuseppe Roscioli ” che il Ministro del Turismo Daniela Santanché abbiamo provveduto a intervenire sulla questione degli affitti brevi con alcune modifiche al primo DDL: siamo fiduciosi che il testo finale, anche grazie all’ascolto dei suggerimenti della associazioni di categoria, possa ulteriormente migliorare. Al proposito, pur comprendendo le istanze di tutti, stupisce molto che vi siano polemiche sulle garanzie di sicurezza degli ospiti in tema di igiene e prevenzione incendi: garantire la salute e l’incolumità dei clienti non può che essere un dovere primario per chiunque operi nel campo della ricettività turistica.”
Secondo FARE, Federazione Associazioni Ricettività Extralberghiera, Tra gli aspetti positivi c’è sicuramente il netto cambio di passo sulla motivazione principale che passa dallo ‘spopolamento dei centri storici’ al ‘combattere il fenomeno dell’abusivismo’: cambiamento per nulla scontato dato il clamore mediatico suscitato dalle dichiarazioni dei mesi scorsi di alcuni Sindaci, e apprezziamo anche la scelta di individuare, stavolta in maniera dettagliata come da nostra richiesta, le aree precise in cui viene stabilito – dal Ministero e non dai Sindaci – l’obbligo del pernottamento minimo di due notti”.
“Siamo solo parzialmente soddisfatti del testo del DDL che abbiamo ricevuto ieri dal Ministero del Turismo – dichiara il Presidente F.A.R.E. Delia di Maio – in quanto ci sono ancora molti punti poco chiari che creano ulteriore confusione tra le normative già esistenti che regolano gli affitti brevi e alcune problematiche novità introdotte in questo, che al momento, non è ancora il testo definitivo. Siamo soddisfatti dell’obbligo per i portali di prenotazione online di inserire non solo annunci provvisti di CIN ma di verificarne la veridicità attraverso la Banca Dati che sarà pubblica, come già richiesto da F.A.R.E. Nonostante ciò, ci sono ancora molti aspetti che andrebbero chiariti e altri che a nostro avviso andrebbero eliminati. Andrebbe chiarito l’aspetto legato alle prestazioni accessorie, che potrebbero causare una sovrapposizione con altre categorie del settore extralberghiero, cosi come la inutile richiesta di una SCIA per chi loca in forma imprenditoriale – prosegue Di Maio – non è chiara né attuabile, in questi termini, neanche la richiesta di adeguamento alla normativa antincendio, in quanto riferita all’applicabilità alle strutture ricettive, e le locazioni turistiche non lo sono. Secondo questo criterio tutti gli appartamenti destinati anche solo per un breve periodo alla locazione, con qualsiasi forma di contratto previsto dalle normative vigenti, devono essere adeguati a una normativa peculiare di strutture aperte al pubblico. Senza tenere conto poi delle problematiche legate agli improbabili adeguamenti di dimore storiche o vincolate. Riteniamo inoltre incoerente e inaccettabile il limite massimo di due appartamenti come criterio per definire l’imprenditorialità: non ha alcun razionale che chi affitta, magari solo due volte l’anno 3 appartamenti o addirittura 3 camere nella stessa unità immobiliare sia costretto ad aprire partita IVA”.
Per l’associazione veneziana BRE-VE “è una bozza che sembra dettata dagli interessi degli albergatori e che vuole equiparare un’abitazione privata ad un’attività ricettiva. Non si capisce, infatti, perché un’abitazione privata non possa essere affittata per il tempo che i contraenti, liberi, decidono per le loro necessità (e quindi anche solo per una notte!) e soprattutto non è chiaro perché chi pratica l’affitto breve debba fornire la propria abitazione di impianti antincendio e strumentazioni di rilevazione del monossido di carbonio quando, tra l’altro, per tali immobili esiste già il DM 25 gennaio 2019. Gli apparati previsti nel testo del DDL non sono ipotizzabili in un’abitazione che, oltretutto, finirebbero per equiparare un appartamento privato a un’attività ricettiva, cosa che non è. E’ chiaramente un espediente contro la libera concorrenza che vuole accontentare gli albergatori nelle loro scellerate richieste di vincoli e contro la libertà di poter disporre della propria abitazione liberamente”.
Per Agostino Ingenito di ABBAC, il decreto va nella direzione giusta: “Il ddl risponde a nostre sollecitazioni per regolare il comparto, i nostri associati e delegati stanno valutando attentamente il testo, in linea generale condividiamo, come già fatto con i precedenti governi, l’istituzione del codice unico già previsto da due decreti ministeriali, come pure una netta distinzione tra attività integrativa del reddito e imprenditoriale. Vogliamo vederci chiaro per le normative urbanistiche e procedure che le Regioni e Comuni dovranno rispettare per non trovarci in un groviglio di competenze, come avvenuto sinora. Mentre chiediamo di riflettere in relazione al minimum stay di due giorni, tenuto conto che questo potrebbe ledere i diritti del consumatore, determinando un contenzioso in Ue e nella giurisprudenza italiana e fiaccando il nostro settore”.