In questo articolo:
Food tra comunicazione & eventi grazie a chef ed EXPO.
Negli ultimi 5 anni il food è entrato in maniera dirompente nella comunicazione quotidiana.
Diverse sono le motivazioni che, alla resa dei conti, hanno contribuito ad aumentare consapevolezza e conoscenza degli alimenti, del loro utilizzo e della catena distributiva che li porta sulle nostre tavole.
A dare un forte impulso a tutto ciò sono stati i programmi di cucina d’ispirazione americana.
Cracco che si trasforma nel nuovo Gordon Ramsay nella versione italiana di Hell’s Kitchen, poi affiancato da un cuoco, Bruno Barbieri, e da un imprenditore americano del food, Joe Bastainich, che ai rispettivi slogan “mappazzone” e “vuoi che muoio?” hanno consacrato e reso glamour ciò che fino a poco tempo fa, almeno in Italia, era quasi esclusiva di mamme, nonne e casalinghe.
Poi è arrivato EXPO 2015 che per 6 mesi ci ha spiegato con videowall, eventi e degustazioni le storie che si nascondono dietro i cibi più famosi del mondo: quella del riso indissolubilmente legata al Re nel padiglione della Thailandia, quella del pomodorino ciliegino che si sviluppa su terreni aridi grazie al connubio tra agricoltura e tecnologia raccontata nel padiglione di Israele, per chiudere con la definitiva consacrazione di Eataly e del cibo italiano.
Nella gara a chi ingurgita cibo più sano si sono fatti spazio anche i vegani, che non hanno ancora un talent show dedicato ma che con l’imitazione dello chef Germidi Soia da parte di Maurizio Crozza hanno ottenuto anche loro spazio sui grandi media.
Nel mentre la cucina ha imparato a prendersi meno sul serio con l’arrivo sul grande schermo di Chef stellati ma rimasti sulla terra come Antonino Canavacciuolo e Chef Rubio.
La partita del cibo è entrata come ovvio che fosse anche nel mondo degli eventi: sono diverse le strutture alberghiere che si sono dotate di un banco cucina con vista pubblico per poter ospitare show cooking o dare agli ospiti la possibilità di realizzare team building all’insegna del cibo.
Al contempo sono diverse le aziende produttrici, che hanno realizzato spazi temporanei o permanenti per promuovere i loro prodotti con esibizioni di chef stellati o aspiranti cuochi.
Non solo hotel e location ma aumentano in maniera esponenziale anche le rassegne dedicate al cibo. Tra le più importanti in programma la nona edizione di Milano Food Week che si è tenuta dal 4 all’11 Maggio in zona Tortona su iniziativa di Lievita, la neonata società di consulenza di marketing strategico e di eventi verticalizzata nel mondo food & wine, parte del gruppo CEV Holding insieme a Centoeventi e Twico.
Nello stesso periodo, presso gli spazi di Fiera Milano Rho si è tenuto The Global Food Innovation Summit by Seed&Chips, che tra gli speaker presenti, oltre al veterano di EXPO e Sindaco di Milano Giuseppe Sala, ha visto la partecipazione del 44° Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Hussein Obama.
Il recupero del cibo negli eventi. I numeri di Food for Good
Tutto questo parlare di cibo non ha prodotto solo una spettacolarizzazione della materia, ma ha contribuito a una maggiore attenzione, a un consumo e a un approccio sostenibili che vanno dalla scelta di prodotti che rientrano nel raggio d’azione del chilometro zero fino a pratiche per il recupero dell’eccedenza alimentare.
Nel settore eventi tra i primi a muoversi per un progetto integrato in grado di coinvolgere i big player della filiera c’è stata Federcongressi&eventi, che in collaborazione con Banco Alimentare ed Equo Evento da ormai un paio d’anni porta avanti “Food for Good, – from meeting to solidarity”, che ha come obiettivo il recupero delle eccedenze alimentari grazie a una collaborazione tra sedi e destinazioni per eventi, società di catering e associazioni no profit.
Sono 27 gli aderenti al progetto che dalla sua nascita ad oggi ha consentito il recupero di 57.430 piatti pronti, più 3703 chilogrammi di pane e frutta.
Facciamo qualche esempio concreto.
A ottobre 2016 c’è stato il primo ritiro da un evento organizzato in Sicilia. 350 porzioni di cibo ritirate, tra primi, secondi, pane e dolci nell’evento organizzato da FeDerSerD, associazione che raggruppa i professionisti dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze ed Expopoint. Gli alimenti sono stati subito donati al Centro di ascolto Don Orione.
Il Palacongressi di Rimini ha invece scelto l’associazione Opera Sant’Antonio di Rimini, gruppo di volontari che gestisce la Mensa dei Poveri della città. Nel 2016 sono stati recuperati 7.090 piatti pronti. A questi si devono aggiungere 845 dessert, quasi 200 kg tra pane, insalata e frutta e 500 tra snack e panini imbottiti.
Un obiettivo raggiunto grazie alla scelta di aderire al progetto di 29 tra associazioni e imprese, con i loro 30 mila partecipanti, che hanno realizzato convegni e meeting al Palacongressi. Ognuna di loro ha concordato con gli chef di Summertrade (società di catering e banqueting IEG – Italian Exhibition Group), menù in grado di essere consumati, grazie a un adeguato trattamento e processo di conservazione in linea con il protocollo di legge, nelle 24 ore successive all’evento congressuale.
Ancora Riva Fierecongressi di Riva del Garda, che nel corso delle 5 giornate della European Bionergetics Conference-EBEC 2016, conferenza dedicata all’intelligenza artificiale e all’analisi dei Big data, ha recuperato 110 kg di primi (circa 550 porzioni), 43.50 kg di secondi (circa 290 porzioni) 86.50 kg di contorni 32 kg di pane e prodotti da forno 19 kg di altri cibi
Ok gli eventi, ma gli altri settori?
66.478 tonnellate, 1 milione e 188 mila piatti pronti, 8.035 strutture caritative sostenute. Questi i numeri 2016 di Banco Alimentare.
Numeri che suggeriscono come il recupero del cibo negli eventi aziendali, pur rappresentando un bacino di utenza importante per le onlus e fondamentale in termini di comunicazione, non sia il terreno principale dove viene giocata questa partita.
I tre terreni di gioco più grand sono quelli dei mercati ortofrutticoli, delle aziende agroalimentari e dei grandi distributori organizzati.
Giuliana Malaguti, responsabile approvvigionamenti di Banco Alimentare, sottolinea come la legge Gadda entrata in vigore a settembre 2016, abbia reso più semplice l’attività di recupero cibo per i GDO.
“Due gli scogli superati dalla nuova legge – dichiara Malaguti – sdoganato il tmc, termine minimo di conservazione, oggi è acclarata la possibilità di recuperare e utilizzare alimenti con il “preferibilmente entro” raggiunto o superato. Anche prima era possibile, ma in presenza di documento cosiddetto di proroga al consumo da parte delle aziende produttrici. Possibilità non semplice e non sempre percorribile, soprattutto nel caso di distributori terzi.
Altro punto della legge che potrebbe andare a impattare in maniera consistente sul numero delle tonnellate di cibo recuperate ogni anno, sono gli sgravi fiscali sulla TARI, la tassa rifiuti, concessi alle aziende e ai supermercati che si impegnano in pratiche di recupero del cibo. La legge apre questa possibilità per i Comuni: casi virtuosi in questa direzione già esistono. Su questo fronte c’è fermento ed è di buon auspicio”.
Intervistata per questo speciale, Annalisa Cesario, Responsabile Relazioni Esterne del gruppo Auchan Reatail Italia dichiara: “Nata sulla scia di Expo 2015, la nuova Legge è un positivo e concreto segnale di attenzione e promozione della lotta contro gli sprechi attraverso misure di possibile incentivazione e sensibilizzazione in favore degli operatori del settore.
La novità più importante per la grande distribuzione è la possibilità di poter costruire insieme ai Comuni dei meccanismi di incentivazione attraverso agevolazioni fiscali. Siamo già coinvolti in alcuni tavoli istituzionali e siamo disponibili a collaborare su eventuali altri progetti locali.
In particolare, in quanto membri di Federdistribuzione, partecipiamo al progetto Life-Food Waste StandUp, progetto di filiera contro gli sprechi alimentari co-finanziato dalla Commissione Europea e che vanta un partenariato di filiera d’eccellenza composta da Federalimentare (capofila), Federdistribuzione, Fondazione Banco Alimentare Onlus e Unione Nazionale Consumatori.
Emilia Romagna MICE Valley. Cosa rende una destinazione davvero sostenibile?
Certo il recupero del cibo, mobilità sostenibile, smart building e smart city sono elementi che contribuiscono a rendere una destinazione per eventi davvero sostenibile.
Ma non dimentichiamoci mai dell’aspetto economico, di una sostenibilità in grado di sostenersi e auto alimentarsi. E a tal proposito vorrei citare l’esempio dell’Emilia Romagna, che dal 2008, in pieno periodo di crisi ha attuato una politica promozionale sinergica che ha fatto della regione guidata dal colosso Rimini, una delle mete eventi e congressuale di riferimento in campo nazionale e internazionale.
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Intervista ai vertici del congressuale emiliano romagnolo
*Con l’essenziale contributo di Giulio Carloni. Riprendiamo alcuni stralci di una sua recentissima intervista uscita sul nu
Sulle azioni poste in essere dalla regione per favorire il turismo, e in particolare il Mice, Andrea Corsini, assessore regionale al turismo e commercio ha dichiarato.
« Negli ultimi otto anni l’Emilia-Romagna ha puntato sul prodotto congressuale con un progetto e un budget dedicato; con la regia di Apt Servizi, sono state messe in campo diverse azioni per affrontare al meglio questo mercato in sinergia con i principali referenti Mice regionali, valorizzando ogni realtà con le proprie caratteristiche e specificità».
«Dal 2008 Apt Servizi Emilia-Romagna coordina a livello promozionale l’offerta turistica Mice regionale che ha nei poli congressuali di Bologna, Rimini e Parma i suoi punti di eccellenza. Questo progetto definisce una serie di azioni promo commerciali volte a far conoscere l’Emilia-Romagna non solo come meta turistica ma come destinazione ideale per l’organizzazione di eventi business, congressi, viaggi incentive, meeting», ha affermato Emanuele Burioni direttore APT Servizi Emilia Romagna che aggiunge: fa parte del progetto Mice anche un sito Internet dedicato – www.meetiner.com – dove si presentano esclusivamente operatori in linea con gli standard di qualità definiti da Federcongressi e Convention Bureau Italia».
Stefania Agostini, direttore del Convention Bureau della Riviera di Rimini – Event & Conference Business Unit Rimini Fiera spa – citando i dati Assessorato Turismo Provincia 2015 ha dichiarato: «Le strutture ricettive di Rimini si sono sviluppate attorno al boom turistico balneare negli anni ‘70. Solo grazie al turismo business i principali hotel stagionali si sono convertiti in alberghi aperti 365 giorni all’anno. La vocazione all’ospitalità è da sempre insita nel DNA degli operatori romagnoli: oggi nella provincia si contano oltre 2.100 alberghi, di cui 350 sono annuali (140.000 posti letto, oltre 70.000 camere). Lo sviluppo prima del quartiere fieristico, nel 2001, e poi del Palacongressi di Rimini nel 2011, sono stati elementi trainanti della destagionalizzazione. Arricchiscono l’offerta centri come il Palazzo dei Congressi di Riccione, il Palacongressi di Bellaria Igea Marina e altri più piccoli come il centro SGR, il Centro Congressi del Grand Hotel, numerose sedi storiche e tanti luoghi per eventi – l’auto- dromo Misano World Circuit, parchi tematici, palazzetti e teatri – oltre naturalmente alle numerose sale meeting alberghiere.
La meeting industry locale non si è limitata a rinnovare l’hardware, progredisce anche in tecnologia e professionalità. Il nostro CB – che è il più longevo d’Italia – nel 2015 ha gestito 141 eventi registrando un incremento d’oltre il 20%. Il segmento principale resta quello aziendale, con il 42% dell’intero fatturato, ma altrettanto importante è il settore medico scientifico che, grazie anche ai propri Ambasciatori del territorio, porta ogni anno a Rimini prestigiosi appuntamenti nazionali e internazionali su temi medici o scienti ci, come la mineralogia di cui ospiteremo in settembre il congresso europeo». Sulle prospettive di breve-medio periodo, Stefania Agostini è ottimista.
«Ci stiamo posizionando sempre meglio nel segmento eventi e congressi medico e scientifici, nazionali e internazionali, oltre che in quello corporate. Offriamo un rapporto value for money competitivo e servizi tecnologici e di comunicazione up to date. Ci qualifichiamo come realtà eco-green attenta a sostenibilità e tutela dell’ambiente.[…] Il Palacongressi di Rimini è infatti la prima location certificata dalla Wellness Foundation. È inserita nel progetto Wellness Valley che mira a fare della Romagna il primo distretto internazionale di competenze nel benessere e nella qualità della vita delle persone, partendo dalla valorizzazione del patrimonio umano, sociale, storico, artistico, naturale ed enogastronomico del territorio. Il progetto ha il supporto e il patrocinio della Regione Emilia Romagna che ne ha fatto uno dei prodotti di punta della propria offerta turistica. Proprio in quest’ottica il Convention Bureau della Riviera di Rimini ha dato avvio al progetto HCH, Health Congress Hub, con l’obiettivo di attrarre a Rimini congressi ed eventi volti ad affrontare temi legati al miglioramento della qualità della vita e della salute».
All’inizio del 2016 è nato anche il nuovo Convention Bureau di Bologna che fa capo a Bologna Welcome. Patrik Romano, managing director di Bologna Welcome, porta altri dati che infondono fiducia.
«La capacità ricettiva di Bologna ha avuto un’evoluzione importante alla fine degli anni ’90. Oggi in città disponiamo di 10.600 posti letto in hotel a 3, 4 e 5 stelle e, se il raggio si amplia alla città metropolitana, i posti letto diventano 23.000 su 225 strutture. Per più d’un terzo si tratta di camere nuove o rinnovate di recente, con un ottimo rapporto qualità/prezzo. E anche turismo Mice può contare su buone basi. Sia il palacongressi bolognese, sia il quartiere fieristico in cui si trova verranno riqualificati a breve. Ma l’offerta comprende sedi storiche – Palazzo Re Enzo e Palazzo Albergati, solo per citare i due più noti – tanti hotel con sale congressuali, teatri, le strutture polivalenti dello stadio Dall’Ara. Nel 2017, arriverà FICO, il nuovo progetto di Eataly, che include anch’esso aree congressuali. Insomma, ampia scelta di location per eventi sino a 6000 persone, e ampia scelta di mezzi per raggiungere la città: che è lo snodo ferroviario più importante d’Italia, si trova all’incrocio fra tre autostrade e dispone di un aeroporto internazionale, il Marconi, connesso a ben 90 destinazioni – 12 nazionali, 75 internazionali, 3 intercontinentali – coi voli di decine e decine di compagnie aeree».
Romano ha entusiasmo da vendere e sano realismo. Sa che bisogna lavorare molto con le realtà del territorio per attrarre gli eventi internazionali e punta soprattutto sugli Ambasciatori della città: i Bolognesi che sono in giro per il mondo per lavoro, gli stranieri che hanno studiato a Bologna e sono diventati un po’ bolognesi anch’essi, che sono tanti perché Bologna cambia il 30% della popolazione ogni cinque anni.
Dal 2017, s’è detto, a far da richiamo ci sarà anche FICO Eataly World. Comprenderà un centro congressi modulabile di 4.000 mq con 850 posti circa e spazi per eventi aziendali, conferenze e meeting; queste nuove risorse contribuiranno a portare quei 6 milioni di visitatori all’anno che la struttura promette. Ma da chi sarà composta, questa massa di turisti?
Tiziana Primori, amministratore delegato di FICO (acronimo di Fabbrica Italiana COntadina), ce lo spiega. «Due milioni proverranno dalle vicinanze. Degli altri 4 milioni, 1 e 800 mila sarà costituito da Italiani, 1 milione circa da Europei, 600 mila da turisti di medio-lungo raggio. I restanti 600 mila saranno business traveller, soprattutto dall’America e dagli Emirati Arabi. L’Italian food è fonte d’orgoglio nazionale, e qui a FICO si troverà l’eccellenza dell’enogastronomia italiana. Negozi, ristoranti, dieci aule didattiche dedicate alla scoperta delle filiere agroalimentari ove fare corsi e imparare mestieri, sei aree multimediali con effetto wow… C’è grande interesse per tutto questo, basti pensare che c’è chi viene già a visitare i cantieri».
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Di recente l’Emilia Romagna è diventata il socio numero cento del Convention Bureau Italia. Cresce l’Italia dei congressi e il binomio cibo-sostenibilità, se ben gestito, può essere l’elemento chiave per vincere la partita internazionale.