Partecipare a una fiera come visitatore è un’attività che si programma con un certo pre-avviso, anche perché spesso prevede l’organizzazione di un viaggio e di un soggiorno nel luogo di svolgimento, che può essere distante da quello di residenza.
Questa premessa, quasi lapalissiana, dovrebbe applicarsi in misura molto maggiore all’organizzazione di una manifestazione fieristica, ma ciò non sempre accade.
Sfogliando il voluminoso calendario delle fiere del 2016, salta agli occhi il gran numero di “fiere internazionali” organizzate in Italia, rispetto a Paesi con un sistema fieristico più sviluppato del nostro. Inoltre, si nota l’assenza di alcune manifestazioni di grosse dimensioni, realizzate in modo estemporaneo perlopiù da enti pubblici (inutile dirlo, con soldi pubblici).
I problemi evidenti sono due: la scarsa attendibilità del metro di valutazione che certifica come internazionali manifestazioni con un respiro cittadino o al massimo provinciale e la libertà di azione che si lascia a un Ente pubblico nella gestione del denaro dei contribuenti, che gli permette di organizzare eventi senza alcuna programmazione e quindi quasi certamente senza successo.
Affrontiamone uno alla volta.
Nel calendario 2016 ci sono 307 fiere, 198 delle quali internazionali. La normativa per l’internazionalità delle fiere prevede una presenza di almeno il 15% di espositori esteri e di almeno l’8% del numero complessivo di visitatori esteri, di cui almeno il 4%, provenienti da paesi extra UE. Spesso è autocertificata sulla base di valutazioni (magari anche sincere) personali degli organizzatori, ben lontane dai suddetti parametri.
Diverso il discorso delle fiere finanziate dal pubblico, che spesso danneggiano quelle faticosamente organizzate dalle società private, necessariamente soggette a logiche di tipo economico. A parità di fiera, quella pubblica è gratuita (o quasi) per il potenziale espositore e se quella privata riesce comunque a resistere è dovuto al fatto che la fiera è un’attività che risponde prevalentemente alle leggi di mercato, quindi pur in presenza di cospicui finanziamenti, se non si riesce a mettere effettivamente in contatto domanda e offerta, è impossibile far decollare l’evento. Gli esempi, anche recentissimi, sono molti e ben distribuiti su tutto il territorio nazionale.
Questi, tra gli altri, i motivi che spingono gli organizzatori di eventi fieristici a rivendicare una regia nazionale per coordinare i tanti eventi, evitare gli inutili doppioni e lo sperpero del danaro pubblico.