Se è vero che il settore dei viaggi è finalmente in netta ripresa e con esso anche il Business Travel (nel 2023 si prevede il superamento del 4% della soglia pre-pandemica del 2019), è altrettanto vero che gli avvenimenti degli ultimi anni hanno modificato radicalmente il modo di intendere i viaggi di lavoro e così sono mutate anche le priorità delle imprese. Dalla propria posizione di scaleup attiva nel business travel dal 2015, BizAway ha analizzato i comportamenti degli utenti, riscontrando che la tendenza generale sembra essere quella di riscoperta della strategicità del contatto umano per chiudere affari importanti e stringere collaborazioni lavorative proficue.

“In base ai comportamenti degli utenti e delle aziende che si rivolgono a noi, ci sentiamo di affermare con sicurezza che il business travel non andrà a scomparire in favore degli incontri in digitale – afferma Luca Carlucci, CEO e Co-Founder di BizAway – Le decisioni e gli accordi più importanti vengono necessitano di un’interazione reale e questa tendenza è confermata anche dalla volontà sempre più diffusa di organizzare retreat aziendali e giornate di team building, per ripristinare il contatto umano tra collaboratori e discutere dal vivo delle questioni professionali più importanti”.

Negli ultimi anni, i meeting virtuali hanno sicuramente sfrondato le trasferte più ridondanti mentre i meeting decisionali dal vivo sono tornati ai livelli pre-pandemia. Infatti, bisogna tenere in considerazione il fatto che la modalità full-remote è diventata una realtà consolidata per molte aziende, le quali hanno però scoperto la necessità di far viaggiare i propri lavoratori per farli venire in ufficio per occasioni di formazione o per dei meeting di round-up (spesso a cadenza trimestrale).

Come anche evidenziato da una recente analisi di Booking, esiste sicuramente un interesse per il “virtual travel” ma è visto più in ottica “esplorativa” prima di una prenotazione che non come esperienza sostitutiva del meeting faccia a faccia o delle conferenze dal vivo. La volontà di programmare incontri fisici, i retreat e le trasferte lavorative è confermata anche dall’Osservatorio Business Travel, secondo il quale, per il 41% delle imprese intervistate, una percentuale tra il 61 e il 99% del personale è tornato a fare lo stesso numero di viaggi del pre-pandemia.

“Sembra fuori discussione che oggi si sia recuperata la consapevolezza che, per concludere affari importanti, il contatto umano sia ancora strategicamente decisivo. Concludere trattative per prendere decisioni determinanti ai fini dell’andamento del business o semplicemente stringere rapporti professionali che siano più proficui nel tempo richiede ancora una conoscenza fisica e un’interazione dal vivo”, conclude Luca Carlucci.

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