Il termine “overtourism” è ormai ampiamente utilizzato nel dibattito sul turismo, ma spesso in modo inappropriato e fuorviante. Questo uso eccessivo rischia di semplificare un fenomeno complesso, bollando con questa parola qualunque situazione di grande presenza di turisti, con due conseguenze principali: da una parte far crescere una percezione di astio nei residenti, con rischio di conseguenze sull’accoglienza di una destinazione, e dall’altra quella di finire a usare overtourism come semplice buzzword per fare clickbaiting negli articoli dei quotidiani online. Non ogni sovraffollamento è sinonimo di overtourism, eppure nell’estate appena trascorsa, il termine è entrato di forza nel dibattito pubblico, generando preoccupazioni su come il turismo di massa stia impattando (negativamente) su molte delle nostre città e destinazioni turistiche. L’argomento è stato uno dei temi affrontati agli Stati Generali dell’Informazione Turistica che si sono tenuti a Milano il 2 e il 3 ottobre, organizzati dal Gist, Gruppo Italiano Stampa Turistica: la presidente dell’Enit, Alessandra Priante, intervenendo in assemblea, ha chiesto ai giornalisti presenti di non banalizzare un fenomeno che nella maggior parte dei casi è un problema di errata gestione dei flussi. Ha inoltre spiegato che nell’era dei dati, in cui abbiamo moltissime informazioni sui turisti che arriveranno in una destinazione, è necessario prevederli e porre le misure necessarie per arginare i picchi, cambiando l’approccio delle amministrazioni che basano le azioni sui dati storici. Per questo è necessario anche dotarsi di strumenti predittivi grazie alle tecnologie già esistenti, se non vogliamo perdere terreno come destinazione turistica. Del tema ha parlato anche Josep Ejarque, uno dei più noti destination manager italiani, che ha spiegato come l’overtourism si verifichi quando il numero di turisti supera la capacità di una destinazione, ma che è molto complessa da misurare dato che da una parte dipende anche da una dimensione percettiva, che può variare moltissimo anche all’interno di una stessa città a differenti orari o in differenti zone. Inoltre bisogna riuscire a misurare, oltre coloro che pernottano in una località, anche chi visita la destinazione durante la giornata per poi andare via: ci sono escursionisti, crocieristi, lavoratori, studenti e tutti possono contribuire in misura diversa al sovraffollamento di una destinazione.
Dalla disinformazione sull’overtourism spesso poi discende nel dibattito pubblico un altro corollario: quello che la colpa del sovraffollamento sia degli affitti brevi che negli ultimi anni hanno aumentato la capienza di posti letto in tutte le destinazioni. Questo potrebbe essere vero solo nel caso in cui la capacità ricettiva alberghiera totale di una destinazione fosse satura e chi volesse pernottare si rivolgesse di conseguenza agli affitti brevi. Si tratta di una eventualità che non si verifica quasi mai e di solito solo in presenza di grandi eventi come Expo, Olimpiadi, Giubileo, a volte Fiere Internazionali. In tutti gli altri casi è più probabile che gli affitti brevi tolgano clienti alla ricettività tradizionale. D’altronde i dati del Ministero del Turismo, parlano chiaro: nel mese di agosto è stato registrato un tasso di saturazione delle strutture ricettive prenotabili tramite le piattaforme online del 39%, con ovviamente picchi nelle principali località marittime, città d’arte ma con una situazione che è molto lontana dalla saturazione dell’Intero paese.
Dobbiamo provare a guardare le cose da un altro punto di vista: chi vuole visitare l’Italia per la prima volta desidera andare a vedere le principali attrazioni, vorrà sempre vedere Roma, Venezia, Firenze, in alcuni casi Le Cinque Terre o la Costiera Amalfitana, e non è possibile impedirglielo, se ci vogliono andare ci andranno. Di conseguenza il flusso non si gestisce né proponendogli di andare in una destinazione minore in alternativa, e nemmeno limitando il numero di affitti brevi: se anche non ci fosse posto a Venezia le persone potrebbero soggiornare a Mestre o in qualunque città limitrofa. Neanche il ticket di ingresso può essere un deterrente: chi paga certe cifre per volo e pernottamento si fa forse spaventare da qualche euro in più di tasse, fosse anche quella di soggiorno? E poi cosa dire di chi risiede su una nave e affolla le città per un giorno: sono flussi ampiamente prevedibili e che per questo vanno gestiti. L’isola di Santorini ha limitato gli sbarchi a 8000 persone al giorno perché ha individuato in queste discese indiscriminate il problema dell’overtourism, non ha certo limitato gli affitti brevi, dove peraltro abbiamo gente che paga un soggiorno e porta molta più ricchezza al territorio rispetto a chi spende tutto sulla nave e poi compra due magneti a terra. Per cui la soluzione è solo nel distribuire meglio i flussi nell’arco dell’anno, ma anche nelle zone di una città che rimangono vuote creando nuovi attrattori e creando offerta complementare alle attrazioni principali per permettere un prolungamento del soggiorno e il prosieguo della vacanza alla scoperta di nuove mete. Ma non bisogna pensare che i borghi, le mete meno battute, dove peraltro spesso si trovano più affitti brevi che alberghi, siano una alternativa tout court alle destinazioni da turismo di massa, sono semmai una ricchezza da far crescere di pari passo con quelli che sono e resteranno i principali motivi per cui la gente vuole venire ad ammirare l’Italia.
Il turismo d’altronde è in crescita in tutto il mondo e noi ovviamente ci auguriamo che aumenti anche nel nostro paese: non possiamo permettere che alcune situazioni di sovraffollamento rischino di pregiudicare l’appeal di tutto il Paese: lo scenario evidenziato dal centro studi SRM-IntesaSanPaolo stima per l’Italia un proseguimento, nel 2024, della crescita delle presenze turistiche che raggiungerebbero 467,2 milioni, vale a dire il +3,6% rispetto al 2023.
“Siamo davanti all’ennesima conferma dell’esplosiva opportunità del turismo in Italia, a partire dal mondo dei viaggi e dei soggiorni. Una notizia più che positiva della quale l’economia di un Paese a vocazione turistica come l’Italia ha grande bisogno – mi spiega in una intervista Francesco Zorgno, Presidente di CleanBnB Spa, una delle principali società di property management con gestione di 2800 appartamenti in 90 località italiane
Zorgno prosegue: “L’overtourism è semplicemente un turismo usa e getta, fatto male. Si è parlato di “overtourism” spesso a sproposito: è necessario evitare di generalizzare il fenomeno, per non demonizzare il mondo del turismo che rappresenta una risorsa essenziale per l’Italia. In verità bisogna distinguere tra il turismo gestito male e quello gestito bene. Tutti noi, operatori e viaggiatori, dobbiamo puntare a una vera sostenibilità che porti benefici reali e duraturi ai territori, creando valore per le comunità locali e per l’intera filiera”.