Il Bar Bellevue del Glion Institute progettato da Natacha Froger

Un connubio perfetto fra lusso, arte, design, architettura, formazione: tutte le facce che concorrono a fare di un albergo una destinazione memorabile e non un luogo dove passare la notte. Ed ecco che la seconda edizione di Behind the Scenes, promossa dal Glion Institute of Higher Education,riunisce tutti questi aspetti in una tavola rotonda moderata dalla giornalista Sara Magro con focus sul tema dell’arte nell’ospitalità.
Introduce il tema Frédéric Picard, direttore generale di Glion, che racconta innanzitutto il perché della decisione dell’istituzione di introdurre un programma di Bachelor in Luxury. «Abbiamo creato programmi di Bachelor e Master sul lusso perché molte aziende del settore stavano reclutando all’interno della nostra scuola per il comportamento e le abitudini che trovavano nei nostri studenti, e cioè la flessibilità, il problem solving, la sensibilità nell’intercettare le esigenze degli ospiti».
Picard ha poi sottolineato l’importanza di incorporare l’arte nell’ambiente del campus per immergere gli studenti nell’universo del lusso fin dal primo giorno, e far loro respirare l’impatto che l’arte ha sugli ospiti di un hotel a livello di soddisfazione e customer experience. «L’arte nell’ospitalità – continua il manager – aggiunge valore al design e offre agli ospiti l’accesso a opere d’arte senza visitare un museo. L’arte crea un ambiente visivamente stimolante ed emotivamente coinvolgente, rendendo gli hotel più memorabili e distintivi».

Da sinistra, Alessandro Riva, Natacha Froger e Frédéric Picard

ARTE E ARCHITETTURA D’INTERNI
Il tema è complesso e affascinante al tempo stesso. Natacha Froger, architetto francese fondatore di Atome Associés, è riuscita nell’intento di fondere l’ambiente del lusso all’interno di un campus universitario. Specializzata in progetti innovativi legati all’hotellerie, ha avuto il compito di rinnovare le aree comuni, il bar e il ristorante Maison Decotterd, l’unico ristorante stellato al mondo all’interno di una istituzione universitaria.
Secondo la sua filosofia, il progetto di un hotel deve partire già con l’idea di integrare al suo interno le opere d’arte, che non devono essere una mera aggiunta a posteriori ma uno dei punti chiavi del progetto stesso. «L’arte è una dimensione essenziale che trascende la nostra vita quotidiana ed è fondamentale nel nostro lavoro architettonico», afferma Froger. «La cosa principale quando si progetta un hotel è la passione. Quando pensiamo all’arte in un hotel, la integriamo fin dall’inizio perché tocca la luce, lo spazio e tutto quanto».

Glion Institute of Higher Education – Montreux

L’HOTEL COME POLO CULTURALE
Emblema dell’arte in albergo è proprio il Galleria Vik Milano che già dal suo nome evoca un luogo di arte contemporanea, anche se in realtà la parola Galleria viene dalla sua posizione straordinaria con tutte le stanze affacciate sulla Galleria Vittorio Emanuele. Il Galleria Vik opera sia come hotel di lusso che come vero e proprio museo privato, dando luogo così a uno degli hotel più originali ed esclusivi al mondo. La vasta mostra collettiva è distribuita sui cinque piani dell’hotel, incluso il ristorante Vik Pellico Otto, lo spazio espositivo privato 210 Gallery, e ognuna delle 89 stanze, che sono un progetto site-specific, studiato appositamente per quell’ambiente in particolare. La maggior parte delle opere d’arte che si trovano all’interno dell’hotel sono in vendita.

Una delle stanze del Galleria Vik

Alessandro Riva, curatore d’arte di Galleria Vik Milano, ha condiviso le sue riflessioni, che rispecchiano quelle dell’architetto Natacha Froger. «Per trasformare un hotel in una galleria d’arte, l’integrazione dell’arte deve iniziare dalla fase di progettazione. La collaborazione con gli architetti e gli interior designer fa sì che l’arte diventi parte integrante dell’ambiente dell’hotel», ha spiegato Riva. «L’arte in un hotel trasforma lo spazio in una galleria vivente che trasmette un’emozione, dove ogni ospite diventa parte di un dialogo artistico continuo. Questa miscela unica di ospitalità e arte crea un’esperienza indimenticabile che risuona profondamente negli ospiti. Un ibrido hotel-galleria di successo ha bisogno di una collezione d’arte diversificata che si rivolga a un pubblico ampio, un perfetto equilibrio tra stili diversi e artisti eterogenei, che abbiano una grande credibilità. Questa diversità migliora l’esperienza degli ospiti e posiziona l’hotel come un polo culturale che riflette la scena artistica globale».

Autore

  • Roberta F. Nicosia

    Laureata in Geografia, giramondo e appassionata di fotografia, Roberta F. Nicosia parla quattro lingue ed è la nostra inviata speciale. A dieci anni, complice la copia di National Geographic che ogni mese trovava sulla scrivania e i filmini Super8 del papà, sapeva già dove erano il Borobudur, Borocay o Ushuaia e sognava di fare il reporter. Sono suoi quasi tutti gli articoli sulle destinazioni e le foto apparsi sul nostro Magazine. Dopo una parentesi con ruoli manageriali nel campo della comunicazione e dell’advertising, si è dedicata alla sua vera passione e negli ultimi vent’anni ha collaborato con riviste leisure come Panorama Travel, D di Repubblica, AD, specializzandosi poi nel MICE con reportage di viaggio, articoli su linee aeree e hotellerie. È stata caporedattore e direttore di diverse riviste di questo settore, e ha pubblicato una trentina di Guide Incentive con la collaborazione degli Enti del Turismo italiani.

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