100mila euro di multa per pratiche commerciali scorrette per non aver adeguatamente pubblicizzato il supplemento addebitato in seguito alla prenotazione tramite alcuni strumenti di pagamento e per mancanza di trasparenza sulla cancellazione delle prenotazioni. Lo ha decretato l’Agcm, l’Antitrust italiana, nei confronti di Amoma, OTA con sede in Svizzera, con intimazione a cessare subito ogni pratica ingannevole. Una sentenza surreale perché l’Antitrust ha concluso le indagini a luglio 2019 e Amoma ha cessato la propria attività a settembre 2019.
Per cui, fra l’altro, non c’è alcun rischio di reiterazione del reato. Ancora più difficile che questa multa venga pagata e non può che far sorridere notare la lentezza della giustizia amministrativa rispetto alla velocità del mercato del travel: il procedimento era appunto stato denunciato 5 anni fa, la verifica è avvenuta a partire da febbraio 2019 e la notifica della conclusione delle indagini è avvenuta solo a dicembre, dopo aver atteso i pareri di altre autorità coinvolte, e ad azienda ormai chiusa: un dettaglio che non è sfuggito al solerte ente, che pure nel Bollettino del 13 gennaio 2020 rileva la cessazione delle attività il 17 settembre e con esse anche la cessazione delle pratiche commerciali scorrette. Nonostante l’evidenza nello stesso Bollettino dell’Antitrust è anche segnalato a pag. 9 un’infruttuoso tentativo di notifica della sanzione presso la sede della società a dicembre 2019. Amoma avrebbe 30 giorni di tempo per pagare la multa trascorsi i quali rischierebbe ulteriori multe, fino alla sospensione dell’attività. Kafkiano.
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