Gi affitti brevi devono attrezzarsi per rispondere alla domanda di sostenibilità sempre più consapevole da parte dei viaggiatori, che va oltre il mero tema ambientale e abbraccia i criteri ESG (Environmental Social Governance) ossia anche gli aspetti sociali e di governace. È quanto emerge da uno studio di Halldis, operatore italiano degli short rental con sede a Milano.
La questione della sostenibilità nel turismo è fondamentale. Dall’UNWTO, che prevede che nel 2030 saranno 1,8 miliardi i viaggiatori globali, all’Unione europea – dove il comparto genera oltre il 10% del Pil ed è responsabile di più dell’11% dell’occupazione – e ha dato il via alla Strategia Ue per il Turismo Sostenibile, sono sempre più stringenti le indicazioni nella fattispecie. Da un’analisi condotta da Halldis da gennaio a settembre 2023 sulle recensioni degli host presso le proprie strutture, circa l’80% sostiene di basare la sua scelta anche su criteri sostenibili e più del 30%
apprezza che ci sia un ritorno economico e in termini di riqualificazione e sviluppo di quartieri, aree geografiche periferiche e borghi dove, oltre che nei centri storici delle città o località rinomate di mare, montagna e laghi, possono essere ubicate le proprietà. Tra le prime amenities proposte o le particolari richieste dei clienti di Halldis, sei sono inerenti alle istanze ambientali: risparmio energetico, domotica, raccolta differenziata dei rifiuti, luci LED, risparmio idrico, vicinanza alla stazione di ricarica elettrica per le auto. I dati confermano la tendenza che interessa i principali player. Secondo l’”Expedia Group Traveller Value Index 2023”, il 90% dei viaggiatori sceglie l’alloggio in base alle sue caratteristiche di sostenibilità, il 50% si dichiara disponibile a pagare di più in questo senso e il 65% chiede informazioni sulle caratteristiche di sostenibilità degli alloggi. Secondo il “Sustainable Travel Report 2022” di Booking.com – azienda che ha ideato il badge “Travel Sustainable”, tramite cui i viaggiatori di tutto il mondo possono disporre di un modo trasparente, coerente e di facile comprensione, per identificare il soggiorno sostenibile – l’81% degli utenti ritiene che viaggiare sostenibile è importante, il 50% è preoccupato del cambiamento climatico e il 71% desidera viaggiare in modo più sostenibile nei prossimi dieci anni. Airbnb è impegnata a operare per diventare azienda a zero emissioni nette entro la fine del 2030. Nella prima fase di questo programma ha coinvolto 70 fornitori che rappresentano circa il 61% delle emissioni aziendali e sono finora stati 6.000 gli host interessati in UK e 5000 in Francia in tale iniziativa – che sta partendo in Usa. Per quanto riguarda il nostro Paese, stando ai dati del Gstc Italy Working Group, il 20% degli italiani è disposto a spendere di più nell’organizzazione di un viaggio sostenibile e il 64% prima di prenotare valuta una serie di considerazioni legate ai contenuti ESG.
“Il turismo – afferma Vincenzo Cella, general manager Halldis – rappresenta il 5% del Pil mondiale e garantisce lavoro a 235 milioni di persone (dati UNWTO). È una grande opportunità di crescita, ma è fondamentale che si favorisca la transizione verso il turismo sostenibile non solo per non creare danni all’ambiente e alle nostre città, ma per ragioni strategiche. Si pensi all’ Italia, che ha il patrimonio storico più grande e quello naturale forse più bello del mondo, ma ha meno turisti della Francia e della Spagna perché il settore è meno organizzato e pianificato. In questo senso le prescrizioni ESG possono essere un volano dello sviluppo del turismo, a partire dall’utilizzo dei fondi del Pnrr. Gli affitti brevi per molti versi sono più predisposti a fare questo e in ciò hanno un vantaggio competitivo rispetto agli hotel: si stima che nel nostro Paese almeno il 60% di questi ultimi abbia più di 30 anni.”
“Il tema della sostenibilità negli affitti brevi – interviene Michele Diamantini, ceo Halldis –, come emerso anche negli ultimi “Vacation Rental World Summit” di Barcellona e “Scale Italia” di Milano, è essenziale. Va affrontato, come anche la nostra azienda ha iniziato a fare e farà sempre più nei prossimi anni, con politiche mirate e di lungo periodo, dalla scelta dei fornitori alle partnership, da prendere in modo ampio fino a includere i parametri ESG in senso esteso. È un lavoro complesso, si pensi alla Direttiva UE 95/2014, e in particolare allo Scope 3: questa fase della normativa, facoltativa e più difficile da realizzare, che impone di identificare altre emissioni indirette a monte o valle di un’azienda, nonché le emissioni associate a produzioni esternalizzate, con queste ultime che negli affitti brevi sono parte notevole. Dall’altra parte questo è uno scenario anche di opportunità. Pensiamo alla frontiera del BTR – Build to Rent, che ha come caratteristica peculiare la realizzazione di immobili destinati all’affitto gestito professionalmente. Come ha dimostrato un recente studio realizzato da SDA Bocconi e Lendlesae, il BTR può costituire un modo per produrre reddito in modo sostenibile creando abitazioni o a basse o nulle emissioni di carbonio e per costruire comunità di residenti nel rispetto dei criteri ESG.”