La vittoria del gruppo italiano dei Måneskin all’Eurovision Song Contest 2021 di Rotterdam, correttamente pronosticata nei giorni scorsi da Booking.com, ha come conseguenza il ritorno dell’evento in Italia nel 2022. Sarà la terza volta dopo le edizioni di Napoli nel 1965 (in seguito alla vittoria di Gigliola Cinquetti) e di Roma nel 1991 (dopo l’edizione vinta da Toto Cutugno). Sui social è subito partita la corsa delle autocandidature, anche da parte dei sindaci, per un evento che fa gola, con ricadute economiche importanti, ma anche con costi notevoli da sostenere.

Secondo Eurofestival News l’investimento per l’evento negli ultimi 10 anni è variato dai 15 milioni di euro dell’edizione Svedese del 2013 ai 60 milioni dell’edizione in Azerbaijan del 2021. Guardando alle edizioni più recenti pre pandemia l’edizione portoghese del 2018 ha avuto costi per 23 milioni di euro e una ricaduta turistica economica di 25 milioni di euro con circa 100mila presenza turistiche in città, +37% di presenze negli hotel e 5 milioni di introiti di city tax. L’edizione ucraina del 2017 invece è costata 27 milioni di euro per avere una ricaduta economica di 20 milioni di euro e 60mila turisti in città di cui 20mila stranieri. Insomma, un gioco in cui si va in pari, ma che può aiutare sensibilmente una città colpita dalla pandemia a risollevarsi.

Per l’evento sarà aperto un bando nei prossimi giorni, ma nonostante il già grande numero di città candidate sono poche però le città italiane che possono effettivamente aspirare ad ospitarlo, stanti i principali requisiti che, sempre secondo Eurofestival News, partono da una struttura indoor da almeno 10mila posti, capacità ricettiva adeguata e ottimi collegamenti aerei internazionali. In questo senso le candidate più accreditate sono sicuramente Milano con il forum di Assago da 12mila posti e un sistema di 3 aeroporti (Malpensa, Linate, Orio) che la rende facilmente raggiungibile.
In alternativa c’è Torino con il rinnovato Pala Alpitour ma più complessa da raggiungere: l’aeroporto di Caselle non può sostenere un grande traffico internazionale e l’alta velocità verso l’Europa non è completata per cui l’aeroporto di riferimento resterebbe sempre Malpensa.
Roma potrebbe puntare a una seconda edizione con il suo Palazzo dello Sport da 10.500 posti, più una capacità ricettiva e collegamenti internazionali paragonabili a Milano. La capitale può perdere il confronto solo sulla mobillità metropolitana che non è delle migliori.
Tra le outsider potrebbero proporsi città come Bologna con la Unipol Arena da 18mila posti e Pesaro con un palazzetto dello Sport da 10mila posti, entrambe però con una capacità ricettiva meno adeguata delle precedenti e un sistema di trasporti da potenziare.
Da escludere invece un evento più a sud: a Napoli, Palermo e Bari le strutture più grandi (Palapartenope, Palasport Fondo Patti e PalaFlorio) superano di poco i 6000 posti.

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