Questo articolo è di Sergio Cucini, imprenditore alberghiero ed extralberghiero
Sembra incredibile come stiano tutti a spellarsi le mani per applaudire il coraggio del nuovo presidente del consiglio Mario Draghi che ha fatto una nomina fuori dagli schemi: addirittura “un coordinatore di iniziative per il turismo”.
Sì, perché se avesse nominato un vero Ministro del Turismo sarebbe stato ostaggio del primo assessore regionale dal carattere poco romantico che, passati i 100 giorni di luna di miele, avrebbe portato la questione della prerogativa regionale sul tema del turismo al vaglio della Corte Costituzionale per dirimere la questione.
Così a molti sembrerà naturale e spontaneo fare le congratulazioni al nuovo coordinatore e futuro, si spera, ministro per esigenze di ruolo e di opportunità (auspicio condivisibile per un settore che contribuisce ad una fetta importante del PIL ritenendo indispensabile un interlocutore politico a livello governativo col quale condividere strategie di promozione e rivisitazione della governance nazionale); rimane il fatto che tutto, al momento, si limita ad un desiderio piuttosto che a fatti concreti. E viene da pensare se Mario Draghi avrà la forza e lucidità per portare a termine l’immane compito a cui gli italiani esasperati l’hanno invocato e plaudito.
Le premesse sono contraddittorie: tecnici di talento nei posti chiave, ma replica di figure imbarazzanti del precedente governo che fanno pensare a degli ostaggi per garantirsi la necessaria maggioranza nei due rami del parlamento per approvare i provvedimenti indispensabili al superamento delle varie emergenze nazionali. E con questa immane mole di lavoro ci sarà anche lo sforzo di ideare una riforma della riforma del titolo V, sfuggita a Renzi nella sua ciclopica (e fallimentare) proposta di revisione costituzionale.
Mario Draghi si rivelerà come emulo del cardinale Mazzarino o come novello principe Salina di Lampedusa?
Dopo il coup de théâtre del Ministero dell’ambiente e della transizione ecologica per solleticare il partito con il maggior numero di parlamentari, la nomina del turismo sembra più che altro una testimonianza di conforto al settore che più di ogni altro ha sofferto gli effetti della pandemia, con un ruolo e funzionalità da inventare e per le quali ci saranno, forse, molti quattrini da spendere.
È molto scomodo segnalare le incongruenze, i tatticismi, gli sforzi che un presidente del consiglio del calibro di Mario Draghi dovrà mettere in campo in uno scenario così complesso (persino peggiore del suo predecessore, al quale certe decisioni ed azioni hanno contribuito), ma con questo Parlamento, con questo apparato normativo, con questo presidente della Repubblica dovrà confrontarsi e se non gli mancherà lucidità, cinismo e strategia, avendo già dimostrato il suo valore in ambienti non meno complessi, quando sarà ora di far approvare i provvedimenti, soprattutto i più impopolari, verrà il momento della verità.
Vogliamo intanto plaudire alla nomina dell’onorevole Massimo Garavaglia come ministro del turismo con portafoglio della repubblica italiana? Facciamolo, perché un incarico è sempre un traguardo, ma siamo consapevoli che non sarà null’altro che un ruolo da gran ciambellano per i rappresentanti sindacali della filiera, almeno fino a quando molte condizioni non verranno realizzate e lo dimostra la prima spaccatura nel Governo dopo l’ennesimo rinvio dell’apertura degli impianti sciistici: da una parte le ragioni della Salute, dall’altra quelle dell’Economia, con Garavaglia già schierato con le Regioni italiane.