Mentre l’Italia riparte e Governo e Regioni pianificano come sfruttare al massimo i mesi estivi per contenere il più possibile gli effetti del blocco causato dal covid-19, da Lampedusa gli operatori del turismo lanciano un forte grido d’allarme: sabato scorso sarebbero dovuti arrivare i primi charter da Milano e Bologna invece l’isola è ferma, le prenotazioni sono a quota zero, le compagnie aeree hanno cancellato i voli e gli alberghi restano chiusi, fermi ormai dalla fine della scorsa stagione e con le casse vuote, essendo venuto a mancare il cash flow assicurato da anticipi a caparre che mettevano le aziende in condizione di avviare lavori e manutenzioni annuali.

“Ci hanno lasciati ancora una volta da soli, nel disinteresse generale, sia dello Stato che della Regione Sicilia. Dal Governo nessun aiuto per un’isola di frontiera come la nostra” denuncia Antonio Martello, imprenditore alberghiero e amministratore di Sogni nel Blu, uno dei principali tour operator isolani, che chiede: “Abbiamo bisogno di essere messi in condizione di poter lavorare, abbiamo bisogno di ossigeno per ripartire, di immediate e concrete misure di sostegno economico e che venga ripristinata la rete di collegamenti aerei con la terraferma, senza la quale nessun turista potrà mai sbarcare a Lampedusa. Sappiamo che sarà già difficile recuperare, da noi la stagione dura pochi mesi”.

L’isola, va ricordato, è Covid 0, è perfettamente fruibile e da qui si guarda con attenzione a quello che succede nel Paese, soprattutto nelle regioni del centro nord Italia che da sempre rappresentano lo zoccolo duro del mercato turistico locale: “Siamo preoccupati perché la cosiddetta zona rossa è quella da cui proviene la maggior parte dei turisti che scelgono le nostre isole – spiega Martello – ma mentre anche quelle regioni si stanno dando da fare per ripartire, noi siamo fermi al palo nel disinteresse generale”.

In assenza di voli diretti, gli operatori stanno valutando se e come far ripartire i charter: “Vorremmo poter ricominciare a fine giugno. Per non lasciare nulla al caso, con grande sacrificio e attingendo alle ultime disponibilità economiche, le strutture alberghiere dell’isola si stanno adeguando alle disposizioni sanitarie che chiedono sanificazioni e ridefinizione degli spazi in base alle norme di distanziamento”.

La richiesta di un intervento dello Stato trova ragione anche nei costi che l’impresa locale deve sostenere per portare i turisti a Lampedusa in assenza di una adeguata rete di collegamenti. “Un charter che parte mezzo vuoto per disposizioni sanitarie – spiega Martello – costringerà il tour operator a recuperare ciò che è perso dalle tariffe, con l’inevitabile aumento del costo del biglietto per chi vola. Le tariffe cresceranno almeno del 60%. A conti fatti, un biglietto di andata e ritorno potrebbe costare fra i 600 ed i 700 euro. Motivo per cui, un numero nettamente ridotto di vacanzieri deciderà di raggiungere l’isola ed oltre al fatturato perso, ricadranno sulle nostre spalle anche i costi dell’invenduto”.

Così, mentre si fa di tutto per evitare ricadute negative dal fenomeno migratorio che puntualmente ritorna, anche se in maniera meno invasivo per il turismo, Lampedusa chiede di non perdere un anno della sua vita e di lavoro considerando che le imprese, quelle che sopravvivranno, potrebbero tornare in attività solo fra dodici mesi, con grave disagio per le famiglie dei lavoratori che godono delle sole tutele riservate agli stagionali.

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