Il whistleblowing, noto anche come segnalazione di illeciti, è una pratica attraverso cui individui, tipicamente dipendenti di un’organizzazione, rivelano informazioni su atti illegali, corruzione, o altre attività dannose all’interno dell’organizzazione stessa. In Italia, la recente introduzione del decreto legislativo n. 24/2023, che ha recepito la Direttiva UE sulla protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto dell’Unione, ha significativamente riformato la disciplina del whistleblowing e obbligato le aziende ad attrezzarsi per ricevere e proteggere questo tipo di segnalazioni, atttivando un canale interno per la trasmissione e la gestione delle segnalazioni.
Il decreto legislativo n. 24/2023, entrato in vigore il 30 marzo 2023, è attuativo della direttiva europea 2019/1937 raccoglie in un unico testo normativo sia per il settore pubblico che privato, l’intera disciplina dei canali di segnalazione e delle tutele riconosciute ai segnalanti. Il decreto ha l’obiettivo di garantire la protezione delle persone che, nelle amministrazioni pubbliche o negli enti privati, segnalano violazioni di disposizioni normative nazionali o dell’Unione europea che ledono l’interesse pubblico o l’integrità dell’amministrazione / ente.
Quali aziende sono obbligate a creare un canale per il whistleblowing e da quando
Dal 17 dicembre 2023 sono soggette all’obbligo, nell’ambito delle imprese private, quelle che hanno impiegato, nell’ultimo anno, la media di almeno cinquanta lavoratori subordinati con contratti di lavoro a tempo indeterminato o determinato oppure le imprese che adottano modelli di organizzazione di cui al decreto legislativo 8 giugno 2001 n. 231, anche se non hanno raggiunto tale media. L’obbligo è partito lo scorso 15 luglio 2023 per le imprese private con media di lavoratori subordinati pari o superiore a 250. Le aziende con 249 dipendenti o meno devono essere in regola entro il 17 dicembre 2023.
Le segnalazioni possono riguardare violazioni dirette o informazioni sulle violazioni. I soggetti del settore pubblico e privato sono tenuti ad attivare canali di segnalazione che garantiscano la riservatezza dell’identità del segnalante e del contenuto delle segnalazioni, che possono essere effettuate in forma scritta, orale, o attraverso un incontro. La gestione di tali canali può essere affidata a una persona o ufficio interno o, in alternativa, a un soggetto esterno.
Il decreto prevede anche la possibilità di segnalazione esterna all’ANAC (Autorità nazionale anticorruzione) in determinate condizioni, come l’assenza di un canale interno o l’inefficacia delle segnalazioni interne.
Il whistleblowing è protetto da misure contro le ritorsioni, definite come qualsiasi comportamento che causa un danno ingiusto al segnalante, inclusi licenziamento, discriminazione, intimidazione, danni alla reputazione, e altro. Tuttavia, il decreto non si applica a contestazioni personali del segnalante relative ai propri rapporti di lavoro o a segnalazioni di violazioni già disciplinate da normative obbligatorie europee o nazionali, o in materia di sicurezza nazionale.
Che multa rischia l’azienda che non si adegua o non protegge i dipendenti
Dall’ANAC – Autorità Nazionale Anticorruzione – sono state previste tra le sanzioni pecuniarie, da 10.000 a 50.000 euro per provate ritorsioni, per aver ostacolato o non aver rispettato l’obbligo di riservatezza, da 10.000 a 50.000 euro per la mancata istituzione del canale di segnalazione o la mancata verifica e analisi delle segnalazioni ricevute.