Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha deciso di non rifinanziare ItsArt, la “Netflix della cultura” voluta dal predecessore Dario Franceschini e che in un anno ha perso circa 7,5 milioni di euro, di cui 900.000 spesi per il personale.
Lanciata il 31 maggio 2021 la piattaforma di servizi in streaming avrebbe dovuto “celebrare e raccontare il patrimonio culturale italiano in tutte le sue forme e offrirlo al pubblico di tutto il mondo” ma non ha evidentemente calcolato bene l’investimento necessario per poter promuovere un progetto di questo tipo come servizio a pagamento, se pensiamo che un colosso come Netflix investe oltre due miliardi di dollari all’anno in pubblicità e fattura 8 miliardi nello stesso periodo. Anche per questo il paragone con la società americana è parso da subito molto azzardato.
La società, partecipata al 51% da Cassa Depositi e Prestiti e al 49% da Chili, piattaforma italiana di streaming, ora sarà messa in liquidazione a fronte dei ricavati molto bassi: 246mila euro che arrivano da 141mila utenti registrati che hanno speso quindi meno di due euro a testa di media. ItsArt infatti non funzionava in abbonamento come Netflix ma vendeva i singoli contenuti, a partire, da due euro per il noleggio di un film, 5 per l’acquisto, 10 per vedere un concerto in streaming come quelli de La Scala. L’investimento iniziale nella società è stato di 10 milioni di euro da parte dello Stato e di 9 milioni da parte di Chili.
Tutto questo a fronte di 5,970 milioni di spese per servizi e godimento beni di terzi, che hanno portato alla perdita di 7,447 milioni nel 2021 con un patrimonio netto di 16,650 milioni.
I soci avevano chiesto inizialmente al governo di rifinanziare il progetto ma in seguito al rifiuto del governo Meloni non hanno potuto far altro che richiedere la liquidazione lo scorso 29 dicembre. Il sito sarà quindi a breve oscurato, ma per alcuni giorni sarà ancora possibile fruire dei contenuti gratuitamente su https://www.itsart.tv/it/
Dopo la chiusura si spera comunque che i contenuti vengano resi disponibili su altre piattaforme esistenti come RaiPlay che essendo pubblica ben si presta a fare marketing di destinazione attraverso lo streaming digitale.